Fin a quando?
Quanto dureremo? E che sarà del Parlamento? Andiamo avanti almeno fino al 2015, come sembrava certo fin alla fine della settimana scorsa, con Napolitano autoritario ad imporlo, e con Renzi inventatosi uomo di Stato ed intento a tranquillizzare il premier Letta, o voteremo già a maggio prossimo, 2014, insieme alle elezioni europee? Quest’ultima prognosi ha ripreso quota ieri e sui giornali di oggi, dove si specula su un accordo sottobanco fra Renzi, Berlusconi e Grillo, tutti e tre convinti di potercela spuntare l’uno sull’altro. Ciò che accomuna i tre moschettieri della politica italiana è il loro debole per l’o la va o la spacca.
Qui, io sono tentato dallo smettere di capirci ancora qualcosa. Fin ad ora ho scommesso sul “Tot Gesagte leben länger” (chi è dato per morto vivrà più a lungo). Ho paragonato il governo – e di seguito il Parlamento – con la volta in architettura e la bella definizione che ne dette Heinrich Kleist: “Il volto tiene”, disse il poeta del classicismo tedesco, “perché tutte le pietre che lo compongono vogliono cadere allo stesso momento”. Col governo succede la stessa cosa: Fin quando tutti vogliono spaccarlo e nessuno si fida più dell’altro, finiscono ad incepparsi l’uno nell’altro e non riescono a svincolarsi. È il segreto di sopravvivenza del governo Letta.
In settimana inizieremo alla Camera di occuparci di legge elettorale. Renzi preme sull’acceleratore e Letta non vuol essere da meno. Di proposte non c’è penuria. La gara si gioca su chi arriva prima, non su cosa conclude. I contenuti, ormai sono un optional. Si dà per scontato che tanto, nessuno non capisce più niente. Così è stata con la legge sull’ “abolizione” del finanziamento pubblico ai partiti”, così è in questi giorni sulla “soppressione” delle province e così, temo, sarà con la “riforma” del Senato e la “riduzione” del numero dei parlamentari: gattopardismo! Si cambia tanto, quanto bisogna per far restare tutto come prima.
Florian Kronbichler