Florian
Kronbichler


Che sarà dell’autonomia?

Quanto speciali siamo ancora? E quale futuro alla specialità? Parlo di regioni e, nel nostro caso specialissimo, di provincia. Nella Commissione bicamerale delle questioni regionali abbiamo iniziato il grande round delle audizioni sulle autonomie speciali. Una dozzina e più fra i costituzionalisti più rinomati riferiranno sulle prospettive del regionalismo, ordinario e speciale, in Italia.
Oggi, ad inaugurare il ciclo sono stati i professori Antonio D’Atena de “La Sapienza” di Roma, il siciliano Stelio Magiameli e Roberto Toniatti, già preside di giurisprudenza dell’Università di Trento. Da quel che ho capito: non c’è tanto da star sereni a proposito delle nostre autonomie. Dall’orgia del federalismo (sempre parlato) di dieci anni fa, l’Italia è tornata ad un nuovo centralismo (speriamo pure solo parlato).
Per i professionisti dell’autonomismo, di autonomia si potrebbe parlare ormai solo riguardo alle regioni e alle province a statuto speciale. Il grande resto sarebbero regioni pro forma. Al professor Toniatti ho chiesto della specialità delle nostre due province e quante le ritenesse salve in vista della imminente riforma costituzionale. La risposta che ho avuto fu assai evasiva: che non ne sapesse di più o che non avesse osato dirmela tutta?
Il 9 aprile sarà il turno del nostro Francesco Palermo. Prassi vuole che con venga audito alcun parlamentare in carica (ma solo esperti esterni). Su mia insistente richiesta, la presidenza della Commissione ha concesso l’eccezione. Fino a pasqua sarà un mese all’insegna del regionalismo – morente o in risurrezione, non so.

Florian Kronbichler

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