Lode al compromesso
Ho letto ieri sui giornali un episodio di grande significato simbolico. Ci racconta di Amos Oz, il grande autore ebraico-palestinese che si è preso a cuore la pacificazione fra israeliani e palestinesi come forse nessun altro eccetto il grande musicista Daniel Barenboim con la sua orchestra mista di giovani isrealiani e palestinesi.
In questi giorni Oz sta in un ospedale in Israele e dal letto sente esplodere i missili della Hamas che però grazie all’Iron Dome non lo colpiscono. Lavora ad un nuovo romanzo che ha come protagonista, Giuda Iscariot, figura biblica a lui cara per quello che rappresenta: il tradimento. Oz stesso è esposto alla critica di essere traditiore. Lo attaccano gli oltranzisti della destra isrealiana allo stesso modo come i fanatici palestinesi dell’Hamas.
Il grande scrittore ragiona sulla sua posizione che non è ambiguità bensì disposizione al compromesso. Per Oz compromesso è sinonimo di vita, non di debolezza.
Il compromesso. Può essere giudicato inappropriato passare dal dramma dell’Israele-Palestina alle beghe di casa, meglio: di camera nostra. Dal Senato rimbalza qui la notizia che lì la maggioranza ha deciso di prendere la stretta più drastica mettendo la cosiddetta tagliola (chiamata anche ghigliottina) per stroncare l’ostruzionismo delle opposizioni (anche nostra) sulla riforma del Senato.
Ora qualcuno (anche dei nostri) grida alla “svolta autoritaria”, se non persino al “colpo di stato”. È una patetica esagerazione. Io dico che la riforma così come proposta dal premier Renzi non è accettabile, e bene hanno fatto i colleghi Sel con la portavoce Loredana De Petris di sfoderare l’intero armamentario a disposizione dei parlamentari, ostruzionismo compreso, per opporsi a quanto ritengono ingiusto e pericoloso. La riforma delle Camere, così come della stessa Costituzione va democraticamente discussa e non autoritariamente imposta.
Però, attenzione! Ad una opposizione al rischio o (sospetto) nell’intento di lasciare tutto così com’è, a sabotare pure quest’ennesimo questo tentativo di riforma, io no ci sto. Il compromesso – e mi rifaccio ad Amos Oz – è segno non di debolezza, ma di vita anche qui.
Io sono convinto che la fermezza ostruzionista dei colleghi senatori Sel ha servito. Tagliola o ghigliottina, per quanto gravi siano, non vanificano il merito della loro battaglia. Il governo ha capito Scenderà a compromessi. E sarà un segno di vita, non di debolezza.
Florian Kronbichler