La diplomazia al nascondino pubblico
C’è modo e modo di fare politica. C’è quello pubblico, in cui ci si confronta fra controparti politiche nelle sedi istituzionalmente competenti. È il modo che io chiamo parlamentare e al quale io cerco di attenermi. È la via ordinaria all’obiettivo perseguito, spesso faticosa e mai sicura, ma sono convinto che è la via corretta, perché rispettosa della controparte.
Poi c’è la politica delle trattative sotto banco e dietro le quinte. È quella politica di cui tanto si vanta la SVP nel rapporto con Roma. A leggere e a sentire i suoi parlamentari, senior Zeller in primis, la ragione per cui stiamo bene e sempre meglio, sarebbe da ricondurre al loro infaticabile lavorio dietro le quinte e agli ottimi rapporti che loro e lui in ispecie riescono a tessere nei corridoi e nelle retrobotteghe dei palazzi romani. Insomma, delle vie ordinarie della politica meglio infischiarsene. Conterebbe farsi e curarsi le giuste amicizie.
Non nego che il loro modo funzioni bene. I risultati appaiono esserne la prova. Pare che Kompatscher, Zeller, Alfreider e compagnia davvero siano riusciti a instaurare dei rapporti personali che vanno oltre la politica con il premier Renzi e i suoi ministri chiave. Siamo buoni ospitanti e sappiamo comportarci di seguito. I buoni accordi finanziari, ottenuti nelle settimane passate, non si sarebbero mai raggiunti, sostengono, se non per quella speciale diplomatia sudtirolensis.
Sarà. E sono disposto a riconoscere l’abilità. È vero che la diplomazia segreta si concilia male con i valori della democrazia e della trasparenza, ma in quanto ad efficacia …
Quindi o l’uno o l’altro modo. Non si può puntare su l’uno e l’altro. Trattare in segreto per poi vantarsene in pubblico, mi sembra contraddittorio, come minimo, se non addirittura cinico, quindi dannoso. Ed è ciò che i buoni colleghi SVP stanno facendo. Se per ingenuità o per megalomania, non lo so. Apporto due esempi della settimana scorsa.
Sulla Tageszeitung, il senatore Zeller, polemizzando con me, dice: “Non puoi aprire la bocca di troppo in Aula. È la tavola pitagorica della nostra politica di autonomia. Io non parlo quasi mai in Aula. Non sono tanto sciocco di attirare l’attenzione degli altri su di no …”
Daniel Alfreider, rampante capogruppo SVP nella Camera, scimmiotta il maestro Zeller, superandolo ovviamente, sull’ultimo numero di ff: “Se a Roma vengono a sapere che noi siamo riusciti a strappare un accordo speciale che porterà addirittura più soldi nelle casse della Provinca che prima, quelli ci sputano in faccia.”
Va ben che la diplomazia segreta e delle marende porta buoni frutti e che Zeller & Co. la sanno fare, e va bene pure che Tageszeitung e ff, non sono fra i media più seguiti a Roma. Ma giocare al nascondino per poi vantarsene in pubblico mi pare leggermente contradditorio, oltre che stupido.