Florian
Kronbichler


E ora il giudice costituzionale

Con l’intervista oggi apparsa sull’Alto Adige ho fatto imbestialire qualcuno della Volkspartei, e già si leva il grido al delatore. Mi danno della spia. E, spiacente, me ne vanto: il potere va spiato. Lo ritengo il mio primo dovere, da deputato di opposizione, e se anche non lo fossi: la verità deve essere accettata.
Ho detto che a forza di chiedere, di ricattare, di esagerare, perdiamo il capitale più prezioso in politica che è la credibilità. E ad esempio ho portato l’emendamento che la SVP ha portato in Commissione costituzionale della Camera al progetto di legge sulla riforma costituzionale: in esso, a prima firma del deputato Schullian, il partito dell’onnipotenza chiede che uno dei cinque giudici della Corta costituzionale eletti dal Parlamento vada ad una minoranza linguistica, cioè alla Volkspartei.
La richiesta non rischia di essere accolta, ovviamente, troppo presuntuosa (di fatti, Plangger, uomo SVP in Commissione costituzionale e uomo di buon senso, si è rifiutato di firmare l’emendamento), ma io sostengo che il solo fatto di porre la questione rechi danno alla nostra autonomia. Procedono per la massima del più chiediamo e più otteniamo, finendo ad esagerare e ad indispettire chi ci è propenso. Accontentarsi, per loro è atteggiamento rinunciatario. Io invece profondamente convinto che oculatezza e senso della misura sono presupposti indispensabili di ogni politica sostenibile.
Chiedere l’introduzione di San Giuseppe come giornata festiva – va bene, è ipocrita e ci rende leggermente ridicoli, ma non ci recherà alcun danno. Invece, chiedere soldi e posizioni che francamente non ci spettano, mettono a rischio la credibilità dell’autonomia intera. Perché lo Stato italiano dovrebbe comportarsi da partner leale dell’autonomia, se noi continuiamo a dar ragione ai peggior pregiudizi dei nemici dell’autonomia: “che quelli (cioè noi), più gli dai, e meno si accontentano”.

Florian Kronbichler

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