Florian
Kronbichler


TTIP – l’opposizone cresce, eccetto in Italia.

 

Di solito, Germania e pur l’Austria ci vengono presentati come esempi a cui orientarci. Per una volta i due si ritrovano sul banco degli imputati. Noi la vediamo all’incontrario, ovviamente. Questo lunedì a New York va in scena l’ennesimo tentativo di portare in porto il Trattato transatlantico di commercio e d’investimento (TTIP) fra Stati Uniti e Unione Europea. Il TTIP ci viene presentato come deus ex machina per risolvere i nostri problemi cronici della stagnazione economica, disoccupazione e crisi finanziaria. I governi tedesco e austriaco invece vengono bollati come frenatori. I due paesi economicamente forti, invece di assumersi l’obbligo di fungere da locomotori, “non hanno il coraggio di imporsi contro gruppetti interni di opposizione”. Questa la denuncia, quasi unisona, di commentatori sui grandi media di oggi.

A ragione i governo tendenzialmente a favore di quei trattati, temono l’opposizione di base. Sabato scorso, in 200 città tedesche migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro TTIP e patti simili. Nella sola Monaco di Baviera ne erano 19.000. E il movimento

La Germania è ritenuta la vera trincea nella battaglia d’opposizione all’onda liberista e all’arbitrio nella politica economica. La cancelliera Merkel è tendenzialmente a favore del TTIP, però si guarda bene dall’ignorare l’opposizione che monta nel suo paese. Lo stesso vale, su scala minore, pure per l’Austria. I partiti di governo devono fare i conti con il crescente numero e influsso dei movimenti anti-TTIP. Prendere una decisione contro di essi non pare consigliabile né al partito socialdemocratico né a quello popolare.

L’eccezione penosa fa l’Italia. Il movimento Anti-TTIP si recluta di attivisti dei soliti piccoli partiti (già di opposizione come pure la mia SEL) e di gruppi d’iniziativa di base, grandi di numero, ma deboli di incidenza. Il presidente del Consiglio Renzi fa promesse su ciò che il popolo più si attende: crescita economica, posti di lavoro, opportunità di consumo. Tutte cose che si aspetta da TTIP. L’opposizione a TTIP è così debole che Renzi, la settimana scorsa, in occasione della sua visita a Washington, si poteva permettere di intonare il cantico a TTIP annunciandone i meriti e le grazie che ne deriverebbero, senza che si alzasse il pur minimo grido di protesta.

Quindi, se c’è ancora una possibilità di fermare TTIP e accordi vari a favore delle grandi imprese, l’aiuto può venire solo dalla Germani. Le manifestazioni in Germania e Austria di sabato scorso sono un segnale di speranza. Se non possiamo esser d’aiuto, che almeno abbiano la nostra solidarietà.

Florian Kronbichler

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