Florian
Kronbichler


Salvare

Paesaggio bruno-giallastro. Una siccità precoce ha bruciato il maggio siciliano. Ma ora piove. Ed è una fortuna. Sono venuto ieri con volo Alitalia da Roma a Catania. Da un anno mi occupo al Parlamento di migranti, profughi dall’Africa e dal Medio oriente in primo luogo. In tale funzione sono riuscito a farsi proprio l’argomento al gruppo interparlamentare Italia-Germania che in questi giorni si è recato in visita ai posti cruciali: a Catania, appunto, poi a Lampedusa con ispezione sulla nave di salvataggio “Fasan” della Marina militare e domani, mercoledì con visita al Centro di accoglimento “Agenzia delle Dogane” a Roma.

Siamo una 15ina di parlamentari e funzionari di Camera e Senato italiani e del Bundestag tedesco. Ora siamo di ritorno dalla nave militare “Fasan” che a venti miglia marittime a sud di Lampedusa incrocia il mediterraneo. Conta un equipaggio di 150 uomini, militari addestrati al salvataggio di profughi che di questa parte capitano su barconi, gommoni e rottami vari.

Un aereo militare ci ha portato la mattina da Catania prima a Sigonella. Ma i militari americani, titolari di quell’aeroporto, contrariamente a quanto in precedenza concordato, all’improvviso ci negano l’autorizzazione di decollare. Ripieghiamo sull’aeroporto civile di Catania. Con un’ora di ritardo arriviamo all’isola di Lampedusa, dove ci attendono due elicotteri della marina. Verso mezzogiorno siamo a bordo della “Fasan”.

Il cielo si rabbuia e il mare è mosso. Per noi vuol dire che non assisteremo a nessuna operazione reale di salvataggio. Lo sapevamo. I profughi in attesa sulle coste della Libia sono disperati sì, ma non scemi. E men che meno lo sono i loro trafficanti, che siano scafisti sfruttatori o brava gente che pure ci sono. Con il mare alto non partono. Peggio le condizioni atmosferiche, e meno arrivano. E meno lavoro c’è per i marinai della “Fasan”, così come pure per la tedesca “Hessen” che incrocia più a sud di queste parti. Sia l’una che l’altra sono navi salvataggio nell’ambito dell’operazione Triton.

Quindi, dovremmo augurare ai poveri profughi – e a noi europei avari – lunga vita al maltempo? Affinché non si lascino tentare dall’avventura fatale? Eh no. L’ammiraglio della “Fasan” ci spiega, dati alla mano, come il maltempo non risolve niente, anzi. Il mare alto ritarda le partenze, ma più le ritarda, e più, poi, le barche partono sovraccariche. Con i rischi moltiplicate che conosciamo.

Il comando della “Fasan” ci ha fatto vedere un salvataggio simulato. È stato interessante, ma mi ha rintristito. Mi rendo conto che stiamo assistendo ad una messa in scena. Succede a fin di bene, per carità. Gli uomini della guardia costiera e della marina, così come tanti civili di queste parte, compiono un’opera erculea. Per poter salvare vite umane, c’è bisogno di soldi, e per sganciare soldi alla mano pubblica, italiana come tedesca ed europea, c’è bisogno del consenso politico. Ed ecco, questa due giorni interparlamentare è per un po’ anche una iniziativa pubblicitaria delle operazioni Mare Nostrum, Triton, Frontex, Mare sicuro ecc.

Ci si sono presentati per il loro lato migliore, come è comprensibile e come fanno tutti, se è annunciata “l’ispezione”. Poi ci saranno pure delle cose che i responsabili non hanno interesse di raccontare e di far vedere. Ho visto solo quanto fanno di buono. Ce n’è. E c’è da esserne grati.

Foto: Atterrato sulla “Fasan” a 20 miglia a sud di Lampedusa.

Florian Kronbichler

 


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