Cossutta e il suo alter ego sudtirolese
Stiamo commemorando, alla Camera, Armando Cossutta. Dirigente e parlamentare comunista per quasi mezzo secolo, è morto in settimana a 89 anni. Fu il rappresentante italiano del comunismo più ortodosso, ideologico, coerente, insomma sovietico. A differenza dei più del suo partito, Cossutta rimase comunista “a vita”. È morto comunista. Ma non è questo che voglio ricordare qui.
Voglio ricordare il Cossutta amico dichiarato e politico di riferimento del nostro Alfons Benedikter, padre e uomo più potente in assoluto della “politica di autonomia” sudtirolese. Che cosa univa i due dinosauri politici, all’apparenza così diversi, a parte la straordinaria longevità (fisica quanto politica) e un debole, mai rinnegato, per il russo (non solo in senso di lingua)?
Di fatti, al sudtirolese Benedikter niente piaceva di più che citare dotte frasi dei padri del comunismo e cantare canzoni russe. Per quanto a Cossutta non c’è da dire: fu “il” comunista, anzi, “il” sovietico del suo partito, e quando il partito (PCI) non fu più né comunista né tantomeno sovietico, il compagno Cossutta continuava a restarlo.
È stata la loro testardaggine, o vogliamo all’occasione dire il “carattere”, che rese così vicino l’uno all’altro. Ambedue erano uomini di ferme convinzioni. L’uno irremovibile nella fede comunista, l’altro altrettanto convinto della giustezza della politica etnica.
Ambedue comunicatori mediocri, ma imbattibili nella lettura dei “testi”. Essere chiamati “burocrati” non li offendeva. “Verba volant, scripta manent” era il loro sommo credo. Erano immuni a qualsiasi fascino retorico della controparte. I due “russi” badavano a cifre e paragrafi. Erano sommi sacerdoti e cani di guardia delle loro rispettive cause.
I loro forti (o deboli – è questione di punti di vista) li rese indivisibili compagni di avventura. Non è sufficiente noto in Sudtirolo, quanto il negoziatore dell’autonomia sudtirolese Alfons Benedikter trovò nel comunista più comunista d’Italia Cossutta l’alleato più affidabile nelle battaglie per le norme di attuazione. Fu Cossutta che negli anni 70 e 80 tenne il PCI, sulla linea se non proprio della SVP, di sicuro su posizioni pro-autonomiste. Ciò in piena era di guerra fredda.
Alfons Benedikter, in caso di dubbio dei due il meno gioviale e più rude, seppe però anche dimostrarsi grato. C’erano diverse iniziative dei comunisti bolzanini, riunioni e dibattiti pubblici, e guarda chi si vedeva fra il pubblico: il vice-Landeshauptmann Alfons Benedikter. Era venuto “a sentire Cossutta”, si giustificava. C’era, all’epoca, a far da tramite fra i due “russi” della situazione, il compagno sudtirolese Heinz Mur, talento molto comunista, morto anzitempo. Che sia lieve la terra pure a lui.
Florian Kronbichler