Florian
Kronbichler


I bin multilingue

Le lingue, eh, le lingue! Di che lingua moriremo? Ricordo, a Bolzano uno dei mille e uno dibattiti sul giusto peso da dare alle lingue nelle nostre scuole: Kurt Egger, provetto linguista oltre che fratello-gemello dell’allora vescovo Wilhelm, spazientito dalla tanta, troppa smania di “imparare le lingue” (a scapito, inevitabilmente, di altre materie) sbottò: “Finiremo plurilingui dicendo stupidaggini” (“Wir werden mehrsprachig Blödsinn reden.”). E una frase che ricordo di Georg Mair, ai tempi mio collega giornalista e oggi vicedirettore di ff: “Il bilinguismo sudtirolese porta al monolinguismo”.

Mi sono venuti in mente i due ricordi oggi pomeriggio, che in commissione politica degli esteri abbiamo avuto in audizione il rappresentante dell’EASO (European Asylum Support Office) sulla normativa dell’asilo politico in Europa. Era Marc Camilleri, maltese di famiglia italiana. Salutava ed introduceva in italiano, impeccabile, per poi scusarsi di voler continuare in inglese, “perché svolgendo il mio lavoro per la maggior parte in inglese, i termini tecnici mi vengono più facile in quella lingua”.

Non mi è sembrato né un buon modo né una buona scusa. È nota la scarsa propensione degli italiani alle lingue straniere, dei politici in speciale. Non sono obbligati a saperle, hanno poca pratica, quindi … Insomma, i più montano le cuffie della traduzione simultanea, e per chi fa a meno, è una bella opportunità per esibirsi per chi “sa le lingue”. Sono una esigua minoranza. Così l’esperto italiano “insegnava” per una ora e mezza in inglese – più di preciso in “BSE” che nel caso non sta ad indicare la nota malattia bovina, ma significa “Basic Simple English”, quell’inglese, insomma, oggigiorno portato in giro da chi vuol apparire uomo di mondo. Ha parlato, l’esperto degli asilanti politici, quindi dei poveracci, per un’ora e mezza. In inglese a un pubblico tutto italiano.

Non sono anglofobo, ma mi infastidisce se ricorriamo all’inglese che ovviamente è la lingua franca di noi europei e lo sarà sempre di più, quando non c’è nessun bisogno e se ne fa un uso improprio.

Ricordo un’altra osservazione ancora, di un amico che per umiltà non gradirebbe leggere qui il suo nome. Mi disse, preoccupato: Qui in Sudtirolo gli italiani continuano a non saper parlare in tedesco. I tedeschi sanno sempre meno parlare in italiano. Non ne hanno più il bisogno, e neanche la voglia. Caro Florian, vedremo ancora il tempo che in Sudtirolo gli italiani e i tedeschi comunicheranno fra di loro in inglese. Che sarà il “monolinguismo di progresso” di cui il collega giornalista Georg.
Sarà, e non vi vedo alcun progresso. Piuttosto un impoverimento.

Florian Kronbichler

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