Florian
Kronbichler


Il no eco-interetnico

Di scatto – sapete come succede quando si è sopraffatti dall’entusiasmo (c’è il proverbio in tedesco: Di chi è pieno il cuore, straborda la bocca) – appunto, di scatto ho strombazzato solo in tedesco la mia gioia per il referendum vinto contro l’aeroporto di Bolzano. Referendum accolto con una partecipazione prevedibile (47 % degli aventi diritto di tutta la provincia, sudtirolesi all’estero compresi) e vinto con il risultato iinimmaginabile del 70 per cento.

Lo scrivo per i miei lettori al di fuori del Sudtirolo: È stato un voto che ha sfatato due pregiudizi. quello dei sudtirolesi ossequiosi, succubi ai comandi dei loro „superiori“, e quello dei sudtirolesi eco-etnicamente divisi. Contro l’esortazione pressoché univoca dell’establishment politico e dei poteri forti (associazioni e personalità di peso), i cittadini hanno detto no al rilancio dello scalo regionale. C’è stata una campagna pubblicitaria a suon di soldi a favore. Lo stesso presidente della Provincia, insieme all’intera giunta provinciale e ai suoi partiti di riferimento, si è speso con tutta la sua autorevolezza. Eppure, il voto dei cittadini è stato plebiscitario. I sudtirolesi di tutte le provenienze, lingue ed appartenenze gli hanno detto di no. Non vogliono l’aeroporto in casa.

Apparentemente non gli importa di essere derisi per conservatori, rinunciatari, provincialotti, demodé. Hanno votato per un’altra via di sviluppo che non esito chiamare una via autonoma. Anzi, così come la l’autonomia provinciale è definita “speciale”, i sudtirolesi con questo referendum anti-aeroporto hanno optato per uno sviluppo autonomo-speciale. Sanno benissimi che per una provincia delle dimensioni e vocazioni di Bolzano (mezzo milione di abitanti con 30 milioni di pernottamenti turistici e una economia florida), un aeroporto suo proprio sarebbe la cosa più normale del mondo. Infatti, se a Roma dico che ci opponiamo all’aeroporto, mi guardano increduli. Ma come si può rinunciare di libera scelta ad una struttura ovvia, “normale” per un territorio altamente sviluppato? Cosi mi si chiede.

La risposta è: I sudtirolesi, a stragrande maggioranza non credono ad un futuro ragionevole per un piccolo aeroporto regionale. Lo considerano una infrastruttura sorpassata, ecologicamente nociva ed economicamente folle. Chiedono che la mano pubblica investi piuttosto in mobilità più ecosostenibile tipo treni e navette di collegamento con gli aeroporti limitrofi di Verona e Innsbruck.

Mi preme, in questo contesto, mettere in evidenza un particolare. Il dibattito politico in Sudtirolo, di norma non può fare a meno di una componente etnica. Il cliché vuole che fra la popolazione sudtirolese gli italiani sarebbero più orientati al “progresso” in senso di crescita economica, più alla “modernizzazione” e in genere all’ urbanizzazione, mentre i tedeschi terrebbero di più alla preservazione dell’ambiente e delle tradizioni. Il no all’aeroporto, per metterla sul concreto, era considerato più un tema tedesco, quindi più dei paesi che delle città. Gli italiani erano dati per tendenzialmente a favore dell’aeroporto. C’era la preoccupazione che gli italiani potessero rovinare il no (dato per scontato) dei tedeschi.

Il risultato del referendum ha sonoramente confutato tale pregiudizio. La città di Bolzano stessa, italiana a maggioranza di quasi due terzi dei suoi 105 mila abitanti, ha votato no all’aeroporto così come e non meno di paesi a popolazione tutta tedesca. E così è pure stato negli altri quattro-cinque comuni a maggioranza italiana. È questa una felice prova all’interno della grande prova di maturità democratica segnata dal referendum sull’aeroporto di Bolzano: Non c’è, come un inestirpabile pregiudizio vuole, un Sudtirolo eco-sensibile tedesco e uno eco-indifferente italiano. La salvaguardia dell’ambiente sta a cuore ai sudtirolesi indistintamente dalla loro lingua. Il 71 percento di no all’aeroporto, equamente diffuso su tutto il territorio, ne è la prova.

Florian Kronbichler

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