Renzi-Brexit: Mors tua vita mea
Sfacciato e leggermente penoso, il Renzi alla Camera di stamattina. Sulla Brexit non gli è venuto in mente niente se non una mal celata gioia maligna. “Il voto del Regno unito va rispettato”, liquidò il terremoto europeo, “si è deciso, si prende atto e si volge pagina.” Esplicita la sua soddisfazione. Mors tua, vita mea. Questo mi sembrava essere il motto del suo discorso.
Per dirla in un’immagine calcistica (dati i tempi): Il Renzi della Brexit mi ricorda quel giocatore di riserva che tutti conosciamo: in campo si fa male un titolare, il panchinaro vede arrivato il suo momento. Salta in piedi, scalpita, attende il cenno dell’allenatore di entrare in campo. La peggior cosa che ora gli possa capitare – glielo si vede in faccia – sarebbe che il titolare si alzasse e potesse continuare a giocare.
Questa era l’immagine del Brexit-Renzi oggi alla Camera. “Il referendum va rispettato”, ripeteva il premier, proprio come se temesse che gli inglesi potessero ancora ripensarci. Non si è addirittura sdegnato di esortare il parlamento a “cogliere l’occasione” del momento. Non riuscì a celare nemmeno l’orgoglio di essere stato convocato per il pomeriggio a Berlino. Assieme al francese Hollande alla corte della Merkel. Sì, si sentiva arrivato. Promosso. Fatto fuori l’inglese Cameron, Renzi ce l’ha fatta ad entrare nella troica dell’Europa.
Mi irritava quel comportamento sciaccalesco. Vi ho visto il rappresentante di quell’Italietta, tanto fragile quanto presuntuosa che conosciamo da certa letteratura.
Peccato, perché la Brexit è una grave crisi dell’Europa prima che una “occasione da cogliere” per l’Italia. Anche la peggior Inghilterra si merita il suo momento di lutto. Per specularci sopra resta tempo. E peccato pure per Renzi stesso. Perché lui solitamente dà il meglio di sé proprio in momenti come questi: quando può parlare senza dover pagare. La presunta promozione nella cerchia del potere europeo gli ha dato alla testa.