Caro Riccardo,
con piacere e sincera ammirazione – si, ammirazione – ho letto il tuo resoconto sul Konvent di venerdì. E voglio estendere esplicitamente il mio piacere sul tuo piacere che inconfondibilmente traspare dallo scritto. Hai vinto il round, insomma, e te lo sei meritato. Non voglio essere patetico, e forse è la vecchiaia – tu sai che è segno di vecchiaia scomodare esperienze della propria gioventù -, ma credo di aver letto l’analisi più acuta con rispettive proposte di cura dei punti nevralgici dello Statuto di autonomia sin dallo storico opuscolo „Opzioni 81?“ di Alex Langer. Complimenti.
E la differenza che scorgo tra allora ed oggi, cioè a distanza di 35 anni, è ambivalente: Da una parte c’è da star disincantati e frustrati dal fatto che tutto è restato così com’era. Per quanto al quadro normativo non è cambiato niente, a meno che si voglia considerare un progresso il „pragmatismo“ durnwalderiano secondo cui le norme non vanno cambiate, ma trattate o al limite ignorate. È Schlamperei venduta per Hausverstand. Cinismo puro. Ci rende vivibile il nostro Sudtirolo e allo stesso momento lo mette al riparo da ogni serio progresso.
Ciò che è cambiato è la cultura o diciamo: la preparazione dei protagonisti della discussione. Tu, per la „grazia della nascita tardiva“ (Helmuth Kohl sullo scampato passato nazista), non solo ragioni all’altezza di Alex, ma lo attualizzi (raffinato il discorso sulla mobilità). La contoparte però pure ha imparato. Non si scandalizza più (almeno non la parte illuminata che la sua migliore espressione la trova in Durnwalder).
Si districa bene non solo nella selva dei suoi paragrafi, ma pure nei confronti dei suoi avversari, cioè di chi come te. E rende così l’opera del riformista ancora più difficile. Stai facendo il loro allenatore, capisci. Può essere frustrante, vero, però intanto gli stai inducendo rispetto. Questo di sicuro. E spero che ti sia un piccolo indennizzo per tutto il lavoraccio che fai.
Ciao, Florian