Turchia – niente amici come prima
Sono poco incline ai modi diplomatici e men che meno al gergo che si usa in quell’ambito. Di fatti, ieri, ad un incontro con l’ambasciatore turco in Italia, la capo-delegazione italiana ha ritenuto di dovermi richiamare ai “modi di rito”. L’ambasciatore, gli attesto le attenuanti del momento, ci ha presentato una Turchia e un suo presidente Erdogan come somma espressione di modernità, democrazia e trasparenza e i suoi oppositori come un obbrobrio di delinquenti al servizio di funeste forze erstere (se non addirittura extraterrestre perché ha parlato persino – e senza ironia – di “marziani”). Non mi sono trattenuto interrompendo il suo lungo soliloquio con la gentile domanda: “per favore non ci chieda di credere tutto quanto ci sta raccontando”.
Al ché mi si è fatto capire che quella era la sede non di discussioni, ma di informazioni e che a confrontarsi, caso mai, il momento e il luogo adatto sarebbe, quando ci incontreremo, più avanti, con i nostri altri nos parlamentari turchi. Io non sono di questo parere. L’ambasciatore rappresenta il suo paese, e incontrandolo mi sento nel diritto, anzi in dovere, di dirgli la mia. Anche e soprattutto, di fronte al rappresentante di un paese come la Turchia in cui succedono crimini che sono sotto gli occhi di tutti.
Parlo del “Gruppo interparlamentare Italia – Turchia” di cui faccio parte. Da parte italiana siamo in sette, tre senatori e quattro deputati, e nel sottotitolo il gruppo si chiama “di amicizia”. A sentire di amicizia con lo stato turco, mi dispiace, al momento ho nessunissima voglia. Non ce l’avevo già per come. da sempre e tuttora, sta trattando la minoranza curda, e i fatti degli ultimi giorni non aiutano di certo a rendere “amici” l’un l’altro.
Florian Kronbichler
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