Florian
Kronbichler


Il giubileo “d’integrazione” dei Grieser

Che io diventi buonista? Ieri ho scritto del buon esempio che la chiesa locale sta dando in quanto alla convivenza pacifica fra gruppi linguistici e all’equo uso delle lingue. E già oggi mi tocca revisionare un altro pregiudizio (non solo mio). Ho assistito stasera al concerto di capodanno della banda musicale di Gries. È l’appuntamento tradizionale dei Grieser che pur essendo cittadini di Bolzano da sempre rivendicano a sé uno status un po’ speciale: “Gries ist nicht Bozen” e “Selbstbestimmung für Gries!” – così declina uno spiritoso sito-web in chiave ironica e a livello localista un più noto slogan patriottico. Il gruppo (d’altronde interetnico) che sta dietro, gioca con l’ostentata presunzione dei cittadini di Gries di essere qualcosa di speciale.

Ecco, la Bürgerkapelle Gries oggi ha invitato al suo 50esimo concerto di capodanno ed era lecito aspettarsi l’inno solenne alla specialità dei Grieser. Invece: Il maestro Georg Thaler, direttore dei Grieser da 20 anni, ha impartito alla sua banda un programma di giubileo veramente speciale, ma in senso opposto a ogni pregiudizio. Ha dedicato il concerto all’attualissima questione dei migranti. Ha fatto eseguire in musica e in parole il dramma di un profugo in carne e ossa, presente in sala con un’altra dozzina di suoi compagni di sventura. Si chiama Aminur Islam e ha 24 anni. Fra un brano musicale e l’altro, questo ragazzo ha raccontato, in lingua italiana, della sua fuga dal Bangladesh attraverso la Libia fino a Bolzano.

Sono rimasto molto toccato, dal racconto del ragazzo ovviamente, ma ancor di più dal coraggio del maestro Thaler e dalla partecipazione dei suoi 70 musicisti. Hanno messo a disposizione il loro concerto di giubileo al più attuale e controverso tema dell’anno. Questo dei Grieser è stato uno un atto di integrazione ad alto livello. E non va dimenticato il pubblico. La sala del concerto di via Dante, gremita, ha salutato il gesto dei suoi musicisti e l’esibizione del giovane Aminur con un crosciante applauso. Davvero, un concerto che è “servito”.

Foto: Der “Grieser” Flüchtling Aminur Islam mit Kapellmeister Georg Thaler und einer Marketenderin.

Florian Kronbichler

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