Florian
Kronbichler


Quando approdarono gli albanesi

Che bella festa-ricordo stasera al Centro di Cultura ad Oltrisarco. La comunità albanese ricordava la sua festa per così dire di compleanno sudtirolese. Coincide, il compleanno sudtirolese, con il loro arrivo a Monguelfo, l’ 8 marzo 1991. In quella mattinata invernale, a differenza di oggi con la Val Pusteria coperta di neve, 350 albanesi, uomini, donne e bambini, arrivarono in treno alla stazione di Monguelfo e trovarono alloggio nella caserma “Battisti”. Erano i primi profughi, dopo la II. Guerra mondiale arrivati in Sudtirolo. Nel frattempo ne sono venuti altri, gli albanesi si sono per la maggior parte ben integrati, parecchi di essi addirittura “sudtirolizzati”. Ho trovato oggi alcuni giovani che parlavano in pusterese, in parte più stretto del mio stesso. L’occasione dell’incontro era la rassegna fotografica allestita da Guido Perini, all’epoca fotografo del giornale Alto Adige. Il suo servizio di allora sull’ “arrivo a Monguelfo” ora è diventato mostra e rispettivo catalogo.

Per me era l’incontro con alcuni vecchi conoscenti che nel frattempo sono diventati amici di famiglia e l’ho anche raccontato all’incontro di stasera. Tritan, ormai un leader di vecchia data degli albanesi sudtirolesi e oggi moderatore della serata, ha frequentato casa nostra già dal 1994. A dieci anni risale la nostra amicizia con Nicu ed Enela, ambedue musicisti dell’orchestra filarmonica di Tirana e perseguitati per motivi politici. Della piccola Ema che frequenta la scuola elementare di lingua tedesca di San Quirino, mia moglie ed io siamo diventati madrina e padrino di battesimo.

Mi spiace per una dimenticanza di stasera. Inaspettatamente Tritan mi ha chiamato al palco a dire qualcosa. Ho balbettato alcuni ricordi di quando, da giornalista ho seguito quell’approdo del treno degli albanesi a Monguelfo, dimenticando però a dire la cosa più importante. Ciò che mi aveva impressionato di più in quelle giornate d’inverno del 1991 in Val Pusteria, non erano gli albanesi stessi. Fu l’allora sindaco di Monguelfo, Pepi Pahl, fratello del più noto Franz. Mi ha fatto l’impressione la sua disponibilità assoluta e la sua forza conflittuale in cui ha resistito a ogni moto xenofobo, allora non meno virulente di oggi. E sentendo Pahl parlare in un intervista radiofonica stamattina sulla Rai-Südtirol, ho capito: È rimasto sulla stessa linea di 26 anni fa. Ha detto: La barca Südtirol non è affatto piena. Accogliere profughi, anche di più, è nostro dovere. “Lo dico, ha chiuso Pahl la sua intervista, da sudtirolese e da cristiano”.

Florian Kronbichler


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