“Si apre” – A sinistra, ma non da soli
Eppure, speranza c’è. Penso che si sia capito da quanto scrivo qui che nelle lite intestine di SEL (Sinistra Ecologia Libertà) io da sempre sono stato dalla parte della componente dialogante con il partito democratico. Detesto da sempre scelte estremiste, minoritarie ed autoreferenziali che neanche si pongono l’obiettivo di governare. Lenin ha chiamato l’estremismo “una malattia infantile del socialismo”. Non mi ritengo per questo leninista, ma in questo caso l’ha azzeccato.
Sono dispiaciuto che SEL si è sciolta. Non vi ho visto alcuna comprensibile ragione per farlo. Il trapasso a “Sinistra Italiana”, scelta verticistica senza chiaro programma né leadership convincente, l’ho sin dall’inizio ritenuto una scelta velleitaria e tutto sommato privativo. Del trinomio Sinistra Ecologia Libertà è rimasta la mera “Sinistra” (l’aggettivo qualificante di “italiana” è penoso e sa di provinciale; l’avessero almeno chiamato “europea), l’Ecologia e la Libertà sono apparentemente ritenuti valori non meritevoli di menzione. Per me che provengo dai Verdi oltre che dal Sudtirolo è stata una scelta come minimo irrispettosa.
I dirigenti del partito da fondere (al congresso nazionale che si celebrerà il fine-settimana prossimo a Rimini, non hanno voluto sentire ragioni e tirano dritti, Noi “moderati” che siamo la maggioranza nel gruppo parlamentare alla Camera, guardiamo invece con interesse a quanto succede fra la sinistra all’interno del partito democratico e soprattutto al progetto chiamato “campo progressista” lanciato dall’ex-sindaco di Milano Giuliano Pisapia e da altri nomi nobili di area SEL (Laura Boldrini e i sindaci di Cagliari e Genova, Zedda e Doria.
All’uopo ci siamo trovati oggi in assemblea, riempendo – a nostra grande sorpresa – l’enorme platea del teatro Ambra a Roma. C’eravamo noi del gruppo parlamentare, ovvio, ma ciò che ci ha confortato era il grande responso della base. Sono venuti compagne e compagni da tutte le parti d’Italia. Ho percepito una atmosfera di riscossa e di nuovo ottimismo. A giudicare da partecipazione ed interventi, c’è voglia di ripartenza e di riunire forze di sinistra, di aprirsi a compagni di avventura. Il titolo dell’assemblea fu “SI apre”. I compagni (separati) del congresso della SI (Sinistra italiana sola) del fine-settimana prossimo a Rimini si possono ritenere invitati.
Certo c’è anche fra i nostri ancora tanta presunzione e retorica da vecchia sinistra settaria. Per i già tanti interventi prenotati, non sono arrivato a dirla in riunione. Però glielo dato per iscritto e mi ha fruttato parecchi complimenti. Ho preso di mira il vezzo di certa sinistra di voler sapere sempre cosa e come un futuro leader debba pensare e parlare. L’ho fatto all’esempio di due interviste rilasciate recentemente da Pisapia.
“Che misera combriccola siamo!”, ho criticato i sommi sacerdoti della sinistra. “Un portatore di speranze, anzi, il portatore (Pisapia) rilascia un’intervista, e noi tutti ci esibiamo a giudici supremi: il ragazzo ha talento, promette bene, di certo non ha ancora raggiunto il nostro livello, però merita una seconda chance; rimandato. Questo un mese fa su “la Repubblica”. La settimana scorsa, all’esame di riparazione, sul “Corriere della Sera”, è già andato meglio; di certo, ha ancora delle lacune, ma lo promoviamo, insomma, è ammesso al giudizio finale.”
Partendo da questa satira, sono proseguito (riassumo): “Ma vi chiedo: noi chi siamo? Vi rispondo come a volte rispondo ai miei compatriotti sudtirolesi farneticanti di autodecisione: Smettiamola di chiederci con chi vogliamo andare. Dobbiamo piuttosto chiederci chi ci prende ancora. Vogliamo essere un po’ umili! Per questo diciamo grazie a Pisapia. E smettiamola di fare capricci.” Il monito è stato ben accolto.
Foto: “Si apre” – la sinistra dialogante oggi al teatro Ambra a Roma.
Florian Kronbichler