Zum Erdogan-Referendum in die Türkei
Diesen Sonntag, Ostersonntag, findet in der Türkei das Referendum über die so genannte Verfassungsreform statt. Mit ihr will Staatspräsident Erdogan die Machtfülle, die er sich mit der Niederschlagung des seltsamen Staatsstreichs vom vergangenen Sommer bereits genommen hat, auf verfassungsrechtliche Grundlage stellen und weiter ausbauen. Der Staatspräsident wird automatisch auch Regierungschef, das Parlament wird weitgehend entmachtet, der Zugriff der Regierung auf die Justiz, bereits jetzt bedenklich wenig unabhängig, wird zum System. Die Türkei droht zu einem autokratischen Staat zu werden. Ihre Aufnahme in ein demokratisches Europa, bis vor wenigen Jahren noch ein konkretes Ziel sowohl der EU als auch der Türkei, ist in weite Ferne gerückt.
Aufgrund der herrschenden Spannungen und angesichts der Bedeutung dieses Wahlgangs für die Demokratie in dem 80-Millionen-Einwohner-Land am Bosporus hat der Europarat beschlossen, eigene Mitglieder zur Wahlbeobachtung zu schicken. Auf Vorschlag der Sozialistischen Fraktion hat der Europa-Rat zusammen mit anderen mich mit der Aufgabe betraut. Ich werde in der Europarat-Delegation der einzige Vertreter Italiens sein. Morgen fliege ich in die türkische Hauptstadt Ankara. Hier werden wir Vertreter aller wahlwerbenden Parteien sowie von Nicht-Regierungsorganisationen und Bürgerrechts-Bewegungen anhören. Das Referendum direkt werde ich am Ostersonntag in Istanbul verfolgen. Die Metropole ist mir auf meinen Wunsch als Beobachtungsort zugeteilt worden.
Osservatore elettorale in Turchia.
Questa domenica, domenica di Pasqua, in Turchia avrà luogo il contestato referendum sulla cosiddetta riforma costituzionale con la quale il presidente Erdogan cerca di legalizzare ed assicurare a sé stesso e al suo partito AKP quel potere pressoché assoluto che di fatto se l’è preso reprimendo quello strano colpo di stato dell’estate scorsa. Vince il referendum di domenica, prospettiva più che ipotetica, il presidente dello Stato automaticamente è pure capo del governo, il parlamento sarà esautorato di sostanziali poteri legiferanti e di controllo, l’indipendenza della giustizia si ridurrà a caricatura. La Turchia rischia di finire uno stato autoritario con a capo l’uomo solo Erdogan. Della sua assunzione nella comunità dell’ Europea democratica, fino a poco tempo fa un obiettivo concreto sia dell’UE che della Turchia stessa, non se ne parla più.
Considerati le attuali tensioni e la portata politica che il referendum costituzionale di domenica avrà sul paese di 80 millioni abitanti, il Consiglio d’Europa ha deciso di mandare suoi propri osservatori elettorali in Turchia. Su proposta del gruppo socialista, il Consiglio Europeo ha investito, fra altri, pure me del delicato incarico. Sarò l’unico rappresentante italiano della delegazione. Partirò domani, giovedì, per la capitale turca. Ad Ankara incontreremo delegazioni di tutti i partiti presenti nel parlamento turco nonché rappresentanti NGO e comitati dei diritti civili. Le operazioni del referendum stesso io le seguirò a Istanbul. La metropoli sul Bosforo mi è stata assegnata a posto di osservazione su mia stessa richiesta.