No ad entrare (un po’) in guerra!
È stata forse la decisione più sofferta, da me sicuramente presa in modo più cosciente di tutta la legislatura.. Si decideva sul “via libera alla missione navale di supporto della Guardia costiera libica” per dirla in chiaro: sul dire sì o no a se mandare navi da guerra italiane in acque di sovranità dello Stato libico (supposto che un tale esista). In disaccordo dall’indicazione di voto del mio gruppo, io ho detto no, spiegandomi essenzialmente con due ragioni, il primo umanitario, il secondo di autotutela.
In parole semplici: Mi sono deciso di votare contro una impresa bellica. La possiamo girare come vogliamo: Cos’altro è che guerra, se un paese manda la sua marina militare in sfere di sovranità di un altro stato? Il governo annovera alcune buone ragioni a favore del suo intervento, tutte all’insegna dell’aiuto umanitario. Ma non succede ciò sempre e ovunque uno stato entri in guerra?
Ritengo il passo dal piano politico a quello militare, compiuto all’esempio dell’invio di navi da guerra nel mare libico, una bancarotta dell’Europa nella gestione della crisi migratoria. Incapace o senza la volontà di gestire i flussi migratori in modo solidale fra i suoi paesi membri (e ne avremmo i mezzi, politici quanto materiali), esportiamo il problema ricorrendo alle armi. Non ci importa di salvare ed aiutare i profughi. Ci importa tenerli lontano da noi. Governo e parlamento, con l’approvazione della rispettiva mozione hanno deciso non di aiutare chi fugge, ma di catturarli (in modo militare) chi fugge.
È inumano “proteggere” con armi i confini esterni dell’Italia e dell’Unione europea. Non è meno disumano di quel muro costruito dagli Stati Uniti sul confine con il Mexico. È la logica del “autodifesa nazionale”, tanto invocata dal candidato-cancelliere austriaco Kurz, spostata dal Brennero nel Meditarraneo. Ciò che abbiamo chiamato “ingiusto” al Brennero, non può essere giusto a Lampedusa.
Dicevo di autodifesa. Ricordiamoci: Tutte le intromissioni militari degli ultimi decenni in Nord-Africa e nel Medio-Oriente si sono rivelati fallimentari. Nessuna ebbe successo. Ogni singola ha comportato per il paese interessato problemi più grossi di quelli che si prometteva di risolvere. L’Italia, ad oggi, è l’unico fra i grandi paesi d’Europa a non essere stato preso di mira dal terrorismo islamista. Può darsi che sia così perché l’Italia in passato e fino ad ora ha perseguito una linea non-interventista, resistendo a dimostrazioni di muscoli e sottraendosi a imposizioni, dagli alleati più forti e di tradizioni più guerresche chiamati “doveri”? Al diavolo i doveri di guerra!
Barconi di profughi – il nuovo bersaglio della marina militare italiana?