Finale parlamentare in carcere.
Nel carcere ho iniziato la mia spedizione parlamentare , esattamente 5 anni fa, e nel carcere l’ho ieri conclusa. Accompagnato da mia moglie mi sono presentato al cancello nr. 28 di via Dante a Bolzano facendo uso del diritto del parlamentare di ispezionare in ogni momento e senza preavviso qualsiasi casa circondariale sul territorio nazionale. Il destino dei reclusi, non solo di quelli del vecchio stabilimento in Via Dante di Bolzano ma quelli in speciale, mi sta a cuore già da prima che diventassi deputato. Da allora, fargli visita periodicamente, l’ho sentito un mio dovere.
Al carcere di Bolzano poi, per quanto fatiscente e trascurato da chi di dovere (lo Stato soprattutto, ma pure la Provincia) mi lega un vero e proprio rapporto affettivo. Non so se per o nonostante le sue mille carenze, continuo a ritenerlo uno delle più umane case circondariali d’Italia, per non parlare dell’estero tedesco, e ne ho visitato parecchie. Più sono portate “all’altezza dei tempi”, come usano dire, e più sono sterili, asettiche, disumane. Andatevi a vedere il nuovo carcere di Trento (a Spini di Gardolo). Undici ettari cementificati, videosorvegliati fin dentro i vasi dei bagni, con spie elettroniche al posto di guardie umane, una cattedrale da big-brother. Sarà questo il modello per il nuovo carcere a Bolzano-sud che fortunatamente (“fortunatamente”, cito detenuti e personale del carcere attuale) tarda a decollare.
Insieme alla direttrice Annarita Nuzzaci e al comandante Massimo Carollo abbiamo girato un’altra (di sicuro non ultima) volta corridoi, salette e celle del fabbricato di memoria asburgica. L’hanno notevolmente ripulito, per non dire tirato a lustro, in confronto a come l’ho trovato l’ultima volta che sarà stato mezz’anno fa. E il merito non è di alcuna amministrazione statale, ma esclusivamente dei detenuti e del personale in loco. Non c’è nessuno là dentro che aspetti impaziente il trasloco nel supercarcere che verrà, anzi.
Certo, ci ha fatto impressione il gran numero di detenuti giovanissimi. Sorprendentemente tanti diciottenni o poco più. Non ricordo di averne visti tanti in passato. “Tutti qui per risse”, ci confida comandante Carollo. Un reato di vecchia tradizione tirolese, ma apparentemente estinto, pare stia ora tornando in veste straniera. 70 delle 96 persone recluse in via Dante (data 17 marzo 2018) sono extracomunitarie. I sudtirolesi di lingua tedesca sono 6 (sei). E checché se ne dica, il carcere, sovraffollato non lo è.
Kerkerzelle mit Talferblick (Foto Othmar Seehauser)