La mia dichiarazione di voto a nome di SEL/SI oggi alla Camera sulle legge europea
Grazie, Presidente.. Signor rappresentante del Governo, cari colleghi, care colleghe, a rischio di ripetermi, ci manca o manchiamo di senso, dell’essenziale prontezza di riflessi, se no avremmo dedicato discussione e voto su questa legge europea – così si chiama – alla riflessione su quanto, in questi giorni, sta succedendo alla nostra Europa e sul perché siamo arrivati a questo punto.
Parto dal TTIP e CETA: sono degli arcitestimoni della sudditanza dei vertici politici dell’Unione europea nei confronti delle lobby transatlantiche. Su ciò che condiziona il nostro futuro, si tratta e si traffica di nascosto. Della trasparenza concessa dagli Eurocrati abbiamo avuto prova visitando la cosiddetta Sala di lettura dei documenti TTIP al Mise: ci siamo andati per primi il mio collega Giulio Marcon e io, alla fine di maggio. E cosa abbiamo trovato ? La caricatura di trasparenza, un’ora di ordinaria presa in giro. Consiglio a chiunque dei colleghi e delle colleghe parlamentari: andateci e fatevi inPag. 98prima persona un’impressione di come la nostra Unione europea, a sessant’anni dal Trattato di Roma, si permette di trattarci.
Il Ministro Carlo Calenda, riferendo due settimane fa qui alla Camera, si era permesso di ironizzare sullo scarso interesse dei parlamentari a fronte del magnanimo venire incontro del Ministero: le prime tre settimane solo diciotto parlamentari avrebbero chiesto di consultare gli atti TTPI in Sala lettura, allestiti al Ministero, a dimostrazione – disse – che la domanda era rimasta largamente al di sotto dell’offerta, sua ! La verità, secondo me, sta all’opposto: la grande massa dei parlamentari si fida del giudizio di noi pochi che ci siamo andati e si risparmia la presa in giro personale. Ecco la realtà deprimente degli obblighi derivanti dall’apparenza dell’Italia all’Unione europea, titolo della nostra legge: informazioni, bluff sulle cose essenziali, e il TTIP è solo la più nota e più attuale fra di esse. È legge europea, ogni anno in pompa magna, per delle nullità.
Adesso tralascio diciamo così di elencare le varie etichettature e burocratizzazioni che vi sono nel corso, tra ieri e oggi, di queste strapazzate. La cosiddetta legge europea è l’ammissione del difetto cardinale della grande paziente di nome Europa. Non essendo capace o disposta a farsi carico delle questioni essenziali e importanti, ripiega su un attivismo in robe che meglio lascerebbe agli amministratori locali. Comuni, regioni e anche Stati membri si sentono scippati delle competenze intrinsecamente proprie.
Approvando questo disegno di legge europea, questo Parlamento si rende partecipe di quel processo tumorale che sta per asfissiare l’Europa comune; la Brexit di questi giorni è la conseguenza radicale che il Paese meno succube ha ritenuto di doverne trarre. Di troppe disposizioni, troppe etichettature regolamentate, troppi rosmarini tassati i cittadini si sono stufati ! E prima che l’Europa da Unione si converta in carcere, gli Stati, i Paesi fuggono.
Questo testo, già modificato al Senato, raffigura il riflesso della struttura della legislazione europea in toto. Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea 2015 per la parte normativa vi sono 30.952 pagine; e la riflessione che ne segue è semplice: dietro tutta questa sovrapproduzione legislativa, che sostanzaPag. 99si evince ? Non solo queste norme-nano perdono qualsiasi importanza, ma sono esse stesse una delle cause della débâcle europea.
Diamo per ben intenzionato in questo provvedimento l’obiettivo di risolvere un ampio numero di contenziosi pendenti: le procedure di infrazione a carico del nostro Paese sono di fatto in diminuzione da due anni; di fatto il loro numero scende da ben oltre 100 a 80, di cui 62 riguardano la violazione del diritto dell’Unione, 18 il mancato recepimento di direttive.
«Ce lo chiede l’Europa», ci sentiamo continuamente dire da parte del Governo. Ancora un anno fa il Ministro Padoan disse: «Il sistema bancario è solido e priva di rischio»; poi dev’essere stato lo shock della Brexit a convertire Saulus Padoan in Paulus, perché all’inizio di questa settimana, appunto all’indomani del voto inglese, lo sentivamo sui giornali con «l’Europa non deve occuparsi solo delle banche». Sì, è vero, adempiere agli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea oggi vuol dire trarre le debite conclusioni dalla Brexit.
Non ci ha convinto affatto, anzi, ci ha preoccupato l’atteggiamento espresso dal Premier Renzi l’altro giorno, cioè lunedì, nel suo messaggio al Parlamento: fu l’espressione di una malcelata gioia maligna. Peggio per gli inglesi, meglio per noi, mors tua vita mea: questo mi sembrava lo spirito del suo discorso. Per dirla con un’immagine calcistica, visti i tempi che corrono, il Renzi della Brexit mi ricorda il giocatore di riserva che tutti conosciamo: in campo si fa male un titolare, e il panchinaro vede arrivato il suo momento di gloria; si alza, si agita, scalpita, attende il cenno dell’allenatore di scendere in campo; la peggior cosa che al momento gli possa succedere – glielo si vede in faccia – sarebbe che l’infortunato collega, il compagno infortunato si alzasse e potesse continuare a giocare. È stata l’immagine del «Brexit Renzi» questo lunedì alla Camera ! «Il referendum va rispettato, – ripeteva propriamente – si prende atto e si volge pagina», proprio come se la sua maggior preoccupazione fosse che gli inglesi (e intanto l’hanno già quasi fatto) potessero ancora ripensarci. Non si è «sdegnato» nemmeno di parlare di occasione delPag. 100momento ! Renzi si sentiva arrivato, promosso: l’invito a Berlino dalla Merkel, da Hollande, di poter far parte della tro a gli ha procurato apparentemente le vertigini.
Nessuna autocritica, nessun allarme di fronte al manifestarsi delle volontà elettorali, nessuna ammissione di responsabilità di tutti: no, rimozione assoluta di qualsiasi corresponsabilità ! Ciò che si sente dal Consiglio europeo in corso, o appena finito in questo momento a Bruxelles, conferma questa assenza di presa d’atto delle avvisaglie: le parole d’ordine restano «austerità», «ulteriore smantellamento dello stato sociale e dei diritti», «avanti con TTIP, Seta, PISA», «piena libertà alle grandi corporazioni».
Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, noi non ci stiamo a questo provvedimento: nel momento in cui la casa dell’Unione europea brucia – sì, la casa, per riprendere la metafora del Premier Renzi –, noi di Sinistra Italiana – SEL riteniamo sia una mancanza di senso dell’essenziale, quindi controproducente, approvare siffatte disposizioni per l’adeguamento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea (questo è sempre il titolo solenne). Sono altri oggi gli obblighi derivanti dalla nostra appartenenza all’Europa ! Le norme che ci chiedete di approvare con questo provvedimento purtroppo sono non un contributo alla risoluzione della crisi, né dell’Unione europea né della nostra nazione stessa: piuttosto sono una ragione in più della crisi esistenziale dall’Europa. Annuncio perciò il voto contrario, dimostrativamente contrario, di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
Florian Kronbichler