Dopo Milano: Pisapia e l’ Articolo Uno
No, Messia non è disceso dal cielo. Giuliano Pisapia, sebben mi abbia calorosamente stretto la mano, ieri non mi ha convinto appieno. Ha parlato di „bisogno di immenso sforzo politico“. Ha rivendicato a sé di essere uomo che si sente e che è di sinistra“, di „credere profondamente alla differenza fra destra e sinistra e anche fra centrodestra e centrosinistra“, crede nel bisogno „di un leader“ e in „noi“, non in un „io“. Resuscita la questione morale, il valore dell’ unità, delle pluralità, della coalizione, di „una sola casa per tutti“. Non ha sciolto la riserva su sé. In ogni caso, si metterà a capo del „nuovo centrosinistra“ di cui sempre parla. Non ha chiarito su cosa voglia fare di Renzi. Ha però detto che „non accettiamo furberie“, espressione che dai cronisti e dalle agenzia fu interpretata in chiava anti-Renzi. Per il resto ha rinviato ad una grande iniziativa a fine giugno, dopo le elezioni amministrative.
Insomma il presunto portatore di speranze ha messo a dura prova le mie speranze. Ma probabilmente sono ingenuo. Gli addetti al lavoro, cioè i pontieri fra di noi, sono rimasti soddisfatti. Si va avanti, dicono, passo dopo passo. Non ci si sarebbe dovuto aspettare di più. Pisapia, dicono, è così. Non sa parlare, è confuso – di fatti, perdeva un paio di volte il foglio degli appunti e non trovava l’acqua -, „ma ha saputo vincere a Milano“, dicono.
Costringendomi a pensare in positivo, attribuisco all’uomo una qualità proprio perché non sa parlare. Sarà il carisma dell’anti-retorica. La platea (impressionante) ha reagito freddolina. Altri hanno avuto ben altro plauso. Laforgia soprattutto, ma anche Speranza, addirittura Scotto. In generale fu il tasto anti-Renzi che faceva rimbalzare il plausometro. La star degli antirenziani è D’Alema che di fatti se l’è presa con Bersani perché questi non disdegnava sufficientemente l’intervento di Pisapia. Di D’Alema non nascerà più niente. Ne sono convinto
Da Bolzano è arrivato, oltre a Rosmarie, Guido Margheri e Salvatore Cavallo, da Trento e Rovereto una buona mezza dozzina dei noti con i quali oggi avremmo dovuto tener una conferenza stampa, ma non si sono messi d’accordo e così ho preso il treno per Roma.
Riflettendo trovo anche una buona spiegazione perché Pisapia non si sia sbilanciato di più. Se il suo obiettivo è veramente, come non smette di ripetere, quella di „riunire ed ampliare“, allora Articolo Uno davvero può essere solo uno di più soggetti su cui costruire il definitivo movimento per un nuovo centrosinistra. C’erano parecchi centristi, pure la federazione dei Verdi si è messa coda, e se interpreto benevolmente i sociologismi di Fratoianni, anche Sinistra Italiana. Se Pisapia non vuole suscitare le gelosie di una o più di esse, ovvio che non può concedere la primizia a Articolo Uno. Voglio dire: Avrà una strategia e se ce l’ha deve andar cauto. Non l’avesse e alla fine molasse e cedesse a Renzi, allora davvero sarebbe una carogna. Ma non lo ritengo capace di tanto cinismo.
C’era anche Lorenzo Dellai. L’ex capo trentino ha insistito molto sul bisogno di un „centrosinistra vero“. Mi è parso molto interessato. Ha parlato di „noi“. Come se ci tenesse davvero ad essere della partita. Non ho avuto modo di approfondire. Per il momento, mi sono solo complimentato con lui.