Cosa sarà di noi? E di me?
Quante interviste avrò date fra ieri e oggi? Dieci? No, forse di più. Quante risposte alla sempre stessa domanda: Dopo la scissione in SEL da che parte stai? E te ne vai?
L’esperienza da giornalista mi ha insegnato che l’intervista la scrive sempre il giornalista. Aggiungo, per intenderci, che l’affermazione, in apparenza banale, vale pure per le interviste radiofoniche e televisive. E’ il giornalista che compone e taglia secondo gusto, valutazione e bisogno.
E per questo che attendo sempre con apprensione la pubblicazione. Cosa mi avrà fatto dire? Non è sola vanità voler leggersi, ma spesso è vera fonte di sorpresa: Si crede di aver detto a dieci diversi giornalisti la unica stessa cosa e si scopre dover/poter leggere appunto dieci diverse versioni.
È il pluralismo, oltre che il mio modo apparentemente ambiguo di esprimermi.
Quindi, per evitare equivochi, qui di prima mano: Io non “esco” da SEL, non “lascio” alcun partito: Io sono stato indicato, un anno e mezzo anno fa, dai Grüne-Verdi-Verc sudtirolesi loro candidato alla Camera dei deputati sulla lista di Sinistra Ecologia libertà nel collegio elettorale del Trentino-Alto Adige. Eletto, mi considero deputato indipendente dei Verdi sudtirolesi nel gruppo parlamentare SEL. Non sono iscritto in SEL, sono ospite in quel gruppo, con tutti i diritti e doveri e, mi preme dirlo, godendo di un riguardo speciale da parte di compagni, assistenti e persino dirigenti. Non so se per mio speciale bisogno e perché gli sono simpatico, mi coccolano. Quindi, trovo una grande gratitudine verso compagne e compagni di SEL, a Bolzano e Trento come a Roma.
Detto questo, cosa farò? Una parte di SEL se ne sta andando dal partito – il che come spiegato non mi dovrebbe riguardare in prima persona. Affar’ loro. Ma probabilmente se ne andranno pure dal gruppo parlamentare SEL che diventa anche mio gruppo. Preciso anche che se ne sta andando quel gruppo e quei dirigenti a cui io sono legato e ho fatto riferimento in questo breve arco di lavoro parlamentare più che ad altri. Mi riferisco al capogruppo Gennaro Migliore, la sua vice Titti di Salvo, la segretaria d’Aula Ileana Piazzoni, il tesoriere Sergio Boccadutri, il mio compagno-maestro in Commissione Affari costituzionali Nazareno Pilozzi.
A parte la gratitudine che gli devo, a loro sono legato per posizionamento politico: tener alti i principi di “Italia, bene comune”, principi a base di quel centrosinistra governativo che per me fu la ragione decisiva per essermi candidato in SEL. Seppur sconfessato dal risultato elettorale, l’obiettivo deve restare quello: un governo di centrosinistra, quindi una politica, da parte di SEL, che ritenga sua prima forza di riferimento a livello nazionale il Partito democratico (ora di Renzi) e a livello internazionale il Partito socialista europeo (con Schulz) e i Verdi europei.
Una SEL senza – e purtroppo contro – quei garanti di linea, non mi riesce a considerarla la Sel a cui mi sono impegnato di affidarmi e a collaborare. Detto in tutta franchezza, ritengo SEL sulla via dello scioglimento. La sua autoconsegna alla Lista Tsipras, incondizionata e a caro prezzo, l’ho accettata e pure sostenuta solo per non compromettere la candidatura della nostra Oktavia Brugger (che pure avrebbe preferito una candidatura meno ibrida e più ecologista). Fosse stata eletta, come avrebbe meritato, Oktavia mai si sarebbe iscritta al gruppo della Sinistra europea GUE. Vedo in atto, nella stessa SEL e pure nel suo gruppo parlamentare come si presenterà dopo l’uscita dei compagni di cui sopra e di quelli altri che gli seguiranno, una deriva verso un soggetto politico che comunque non sarà più quello di oggi e il cui destino sarà deciso da altri, da persone e organizzazioni oggi fuori da SEL. Composizione delle liste e campagna elettorale alle europee ne sono state eloquente prova di chi comanda e di chi non ha da dire più niente.
Quindi, mi prendo la responsabilità di scegliere. E non sarà, come i media ce la presentano, una scelta fra restare e andarsene. La scelta è comunque una, obbligata, fra due nuove vie da prendere, quella, per parlarci chiaro, di Nicola Fratoianni che rivendica a sé la continuità con il passato (ma che io purtroppo non riconosco tale) e quella di Gennaro Migliore della quale pure non conosco percorso e mete precisi. Nel dubbio, io propendo ad orientarmi alle persone più che a sigle e proclami.
Nei giorni passati mi sono consultato sia con gli amici dei Verdi sudtirolesi che con Guido Margheri, segretario di SEL e mia sentinella politica di Bolzano. Come d’attendersi, i Verdi si fanno meno scrupoli e propendono più per lo stacco e una nuova ripartenza. Concepibile. A ragione si ritengono i miei maggiori azionisti e a loro gusto mi sono fatto risucchiare già di troppo dal mondo SEL. Rispettano la mia indipendenza, ovviamente, ma giustamente rivendicano un loro diritto di indirizzo sul mio lavoro da parlamentare.
A Guido Margheri e compagni SEL (di Bolzano e di Trento) che da sempre mi hanno lasciato assoluta libertà di movimento e per cui li devo ringraziare, il dilemma di questi giorni si pone in maniera più violenta e diretta. Per loro, il problema non sono solo io, la scissione SEL coinvolge loro stessi. E mi chiedono, quindi, di andare cauto.
È ciò che intendo fare. Andare cauto. Sto in treno per Roma, stasera mi incontrerò con la portavoce dei Verdi al Parlamento europeo, vi ho invitato pure un collega del Movimento 5 Stelle, e, su sua richiesta, ora anche Gennaro Migliore. Parleremo pure del caso SEL. Domani incontrerò altri compagni, anche chi cerca di convincermi di “rimanere” (termine a sproposito). Purtroppo, in casi del genere nessuno è padrone di quanto succede ed è inevitabile che si facciano errori. Sono grato di ogni consiglio, ma la responsabilità della scelta resta mia.
Florian Kronbichler