Attenzione TTIP
Di ritorno dal mio trip a Bruxelles, mi si ritorce contro il mio motto di vita: viaggiare è scomodo, quindi cerco di evitarlo e viaggio solo se ho da fare. Bruxelles valeva la pena. L’incontro con compagne e compagni parlamentari di sinistra e dei Verdi alla Rosa-Luxemburg-Stiftung mi ha aperto gli occhi su una questione di cui sento di dover occuparmi molto nel prossimo futuro: è il TTIP (internazionalmente pronunciato TiTip) che sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, tradotto in italiano: Trattato transatlantico sul commerci e gli investimenti.
Il TTIP si rivelerà il banco di prova per il futuro della nostra società. Deciderà sul conflitto sistemico fra il libero mercato delle multinazionali e lo stato democratico di diritto. Per farla breve: L’Administration USA e la Commissione dell’Unione europea stanno lavorando su un accordo commerciale di ingenti dimensioni che ufficialmente dovrebbe fungere da bacchetta magica contro la crisi economica: un programma di investimenti, insomma, quindi, di crescita. Il prezzo da pagare (dai cittadini, non solo europei, intendiamoci, ma pure americani): un drastico abbattimento di diritti, regole, norme di sicurezza, tariffe, standard qualitativi. Il termine ufficiale è “sburocratizzazione” o “deregulation”, per dirla in managerese.
Abbiamo capito: La crisi economica andrebbe superata buttando a mare le conquiste democratiche, sociali ed ecologiche, all’improvviso individuate come i veri impedimenti alla “crescita”. Crescita ritenuta positiva tout court e fonte indiscussa di benessere. E qui non ci stiamo. Crescita incontrollata significa cancro e ne moriamo.
Va dato atto al Consiglio provinciale di Bolzano che già un mese fa, su iniziativa del Gruppo Verde-Grüne-Verc ha approvato una voto in cui sollecita il Parlamento e il Governo italiano nonché i parlamentari europei a dire alt alla Commissione: Prima di firmare vogliamo essere informati e solo poi, caso per caso, valuteremo se firmare. Mi sono preso l’impegno, ieri alla conferenza a Bruxelles, di fare da sentinella al Parlamento italiano. Per prima cosa mi aspetta un lavoraccio di informazione – mia personale, innanzitutto.
Ma i due giorni a Bruxelles mi hanno regalato pure sorprese socievoli. Girovagando per la città mi sono imbattuto in una “festa del PD” . A cambiare il nome in “festa dell’Unità”, come suggerito dal gran capo Renzi, non ce l’hanno fatto in tempo (“non ci hanno ancora mandato lo striscione”) e Marco Bonfante, segretario della sezione PD di Bruxelles, originario di Torino e da anni collaboratore multilingue della Camera di Commercio nella capitale belga, se ne è scusato con noi. È stato un incontro reciprocamente piacevole fra attivisti di varie sinistre e Verdi.
Foto: alla Festa dell’Unità al borgo dei congolesi di Bruxelles con il segretario di sezione Marco Bonfante.
Florian Kronbichler