Più democrazia per l’autonomia!
“Un deficit normativo, un deficit ordinamentale-regolamentare, un deficit democratico-rappresentativo.” Forse mai da quando è in vigore, sicuramente mai in sede più autorevole e mai da una sua stessa componente, la Commissione dei Sei si è vista messa sotto processo in modo tanto acuto come questo giovedì mattina al Parlamento in Commissione bicamerale per le questioni regionali.
La Commissione dei Sei è la fucina delle norme di attuazione dello Statuto di autonomia. Ha provveduto il Landeshauptmann Arno Kompatscher a spiegare senso ed operato della Commissione autonomistica e l’ha fatto egregiamente, ammettendo pure alcuni difetti (quali la trasparenza e la comunicazione che francamente non ci sono). Citando l’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivendicato alla autonomia sudtirolese una “specialità speciale”. Ricordando che il Sudtirolo ormai sarebbe al 5° posto fra le regioni d’Italia in quanto al contributo pro capite al bilancio dello Stato, Kompatscher ha avanzato una proposta arrischiata: “Dateci più autonomia, e noi contribuiremo ancor di più alla riduzione del debito statale!” I parlamentari non seppero astenersi da sorrisi divertiti.
Ma il botto fu un altro e a fornirlo è stata Brunhilde Platzer, giudice al Tribunale di Bolzano e membro della Commissione dei Sei. Impedita a partecipare personalmente alla audizione odierna in sede della Bicamerale questioni regionali, Platzer ha mandato una memoria in cui temet il dito nelle piaghe della Commissione dei Sei e (per quanto alle problematiche della Regione) dei Dodici, rilevandone degli “aspetti problematici” che ritiene “degni di riflessione”.
Ciò che segue nel promemoria della giudice Platzer è critica alla stregua del classico “suaviter in modo, fortiter in re” (mite nella forma, dura nella sostanza).
Primo: La Commissione, critica, lavora “praticamente privi di significativi limiti di materia”. Vuol dire: La Provincia tende di fare di ogni tema delicato una questione da norma di attuazione, sottraendola così all’ordinario processo legislativo.
Secondo: La Commissione cosiddetta paritetica (3 rappresentanti della Provincia, 3 dello Stato) “non dispone di alcun regolamento interno che garantisca la trasparenza dei lavori, la formazione, completezza e precisione dell’ordine del giorno, la completa preventiva informazione sui temi in discussione e quindi la effettiva ‘pariteticità’ tra i suoi singoli componenti …” La Platzer si spiega: “Il concreto funzionamento delle adunanze avviene in assenza di regole procedimentali sufficientemente precise e prefissate, con il non teorico rischio di pregiudicare la parità interna dei componenti, essendo il tutto sostanzialmente affidato ad una ‘prassi’ caratterizzata spesso da una tale informalità da sconfinare talvolta in una conduzione arbitraria dei lavori”.
Terzo: Un deficit democratico-rappresentativo. Esercitando la Commissione, in cooperazione con il Governo, “una vera e propria funzione legislativa”, le sue norme (di rango quasi costituzionale – red.) “incidono nelle sfere dei diritti e degli interessi dei cittadini e non più soltanto nei rapporti organizzativi e politico-istituzionali tra lo Stato e la Provincia autonoma.”
Tale funzione legislativa, lamenta la giudice Platzer, viene esercitata al di fuori di quel quadro di principi che normalmente reggono la funzione legislativa, tra cui quello fondamentale secondo cui ‘no legislation without representation’ e che esige comunque un certo controllo di carattere parlamentare”.
Sono critiche pesanti al sistema della Commissione d’autonomia e del suo modo di agire e di durare (praticamente ad infinitum). Brunhilde Platzer che ne fa parte, rivendica “un intervento di maggior democratizzazione”. È ciò che le forze di opposizione in Consiglio provinciale chiedono da sempre e che nella seduta odierna il Landeshauptmann Kompatscher ha promesso di perseguire.
Florian Kronbichler