Florian
Kronbichler


E ora speriamo.

 

Veglia ieri sera davanti all’ospedale di San Candido. I piccoli ospedali di periferia non devono morire. Questo il motto della manifestazione. E non moriranno. Impensabile che una tale mobilitazione democratica di base non abbia il suo effetto: A Silandro, a Vipiteno, a San Candido – ieri sera alle otto in punto si sono adunati migliaia di cittadine (a maggioranza) e cittadini, stringendosi intorno ai “loro” ospedali (sì, intorno, come ci immaginiamo dei famigliari stretti intorno al capezzale di una madre, un padre, un figlio sofferente). In silenzio, senza discorsi, senza grida né slogan, senza applausi, muti, in mano candele, fiaccole, lanterne. Tutte e tutti a testimoniare: l’ospedale è nostro e ce lo teniamo!

Di raro, no, forse mai, ho visto una manifestazione politica tanto intensa, tanto intima, tanto partecipata. Sono salito la mattina apposta in treno da Roma (perdendo la giornata parlamentare) per solidarizzare con i miei compaesani delle valli nel loro obiettivo più stringente del momento. Di raro come questa volta mi avrei augurato di possedere la dote dell’ubiquità. Silandro, Vipiteno, San Candido – ieri sono state tutt’una: comunità preoccupate di vedersi scippato – per voler di una programmazione politico-tecnocratica cinica e lontana – il servizio pubblico più caro e indispensabile.

Ho scelto per San Candido, luogo più remoto dal centro, quindi dal “servizio completo” della sanità (per altro esemplare) del Sudtirolo. Accompagnato da mia moglie Rosmarie sono proseguito da Bolzano per San Candido con treno diretto (diretto!, perché i treni qui funzionano), ricevendo lì un’accoglienza calorosa che ci fece intenerire. Chiusa la manifestazione in silenzio, siamo corsi a prendere l’ultimo treno per Bolzano. E già mi trovo sulla Freccia di ritorno per Roma. Un privilegio, aver potuto vivere l’esperienza. Ora spero che abbia servito. Almeno un po’.


Flor now
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