Parchi naturali – più doppiette, meno competenze
Appena concluso il mio intervento in discussione generale in Aula sulla legge su parchi naturali. Ero reduce fresco fresco dalla conferenza stampa che a mezzogiorno hanno tenuto le più rappresentative associazioni ambientaliste italiane. E non erano giudizi lusinghieri, anzi. Ho ritenuto utile riportarli direttamente al relatore del disegno di legge Enrico Borghi e al presidente di Commissione Ambiente Ermete Realacci, dovendo così mandare a monte la mia relazione preparata.
Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF e qualcosa come nestore del ambientalismo italiana, ha chiamata “un disastro” la nuova legge sui parchi (ammesso che non venga ancora migliorata in Aula). Anna Maria Procacci, animalista, riasume l’obiettivo della nuova legge sui parchi nella metafora: “fuori le competenze, dentro i fucili, in alto le poltrone!” Francesco Mezzatesta, Gruppo dei Trenta, parla di “sfascia-parchi”; Grazia Francescato, ex-portavoce dei Verdi europei, di “controriforma”, definendo “l’inquinamente edilizio, ossia la cementificazione in atto più pericolosa della caccia”. Danilo Sevaggi della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) mette in guardia da un “sbilanciamento localistico” e Dante Caserta del WWF di “giocattolo degli ambientalisti”.
Duro pure Ebe Giacometti di Italia Nostra: “Imbarazzante!” liquida la legge. Il professor Alberto Pinelli, presidente di Mountain Wilderness, se la prende con il modo in cui verranno nominati i futuri presidenti e i direttori dei parchi: più per amicizie che per qualità. E tutti insieme a far le lodi della legge parchi vecchia di un quarto secolo e tuttora in vigore.
Sarà un segno di vecchiaia, esordii nel mio discorso, “se si glorifica tanto il passato, la propria giovinezza, ma se è il gotha ambientalista nella sua interezza ad esprimersi in tale durezza e disillusione, qualcosa che non va, ci deve essere”. Realacci, pure esso un veterano del mondo ambientalista, si dichiarò disponibile a “certi emendamenti”. Vedremo in settimana.