Legge elettorale: extra SVP-PD nulla salus
Mattarellum, Porcelum, Italicum, ora Germanicum – le nostre leggi elettorali cambiano come minimo ad ogni elezione. Ciò che però al suo interno resta sempre uguale sono due costanti: il bambinesco latinorum dei loro nomi e la sfacciata eccezione-privilegio a favore della Südtiroler Volkspartei. Così come già nell’Italicum, dichiarato poi incostituzionale dalla Consulta, anche in questo Germanicum la carta geografica elettorale per l’Alto Adige-Südtirol è disegnata su misura alla Südtiroler Volkspartei. Sarà tutto nuovo per l’intero Stato italiano, solo per il Sudtirolo deve restare tutto così come è stato prima. “Südtirol ist nicht Italien” – Il Sudtirolo non è Italia” – è il grido di battaglia della destra secessionista sudtirolese, applicato a qusesta legge elettorale corrisponde a verità realizzata. Purtroppo solo riferito ad un partito e a costo della democrazia e della parità di diritti. Ragione dell’eccezione concessa: Al calcolo d Renzi e del suo partito di assicurarsi i voti della SVP e del gruppo misto autonomista a suo commando al Senato viene sacrificato qualsiasi principio. Iniziato da un pluralismo democratico all’interno del sistema dell’autonomia e una convivenza di pari dignità fra i gruppi linguistici.
Non c’è più niente da fare, apparentemente. Il rullo Renzi plenipotenziario avanza imperturbato travolgendo ogni tentativo di correzione di rotta. Mi son permesso di presentare in Commissione costituzionale due emendamenti al progetto di legge elettorale. L’obiettivo sarebbe stato di rendere quella parte che regola le elezioni politiche in Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, un po’, solo un po’ meno a piacimento di partito (SVP-PD), ma non c’era niente da fare: la regia parlamentare si è messa totalmente a servizio del mercanteggiamento extraparlamentare, interpartitico, cassando i nostri emendamenti in Commissione. Li riproporremo in Aula, ma le probabilità di successo sono pressoché zero. Il PD ha ceduto alla voragine della Volkspartei, assicurandosi in cambio i voti dei parlamentari sudtirolesi e del gruppo misto delle Autonomie intero che al Senato saranno decisivi per portare in porto questa legge.
Torna in questo disegno di legge la clausola, per la quale una lista di una minoranza linguistica, per aver un rappresentante al Parlamento, deve ottenere il 20 percento dei voti all’interno della Regione. È una vera e propria clausola furberia. 20 % nella nostra Regione T.AA significa 40 % nella provincia. Perché solo nella provincia di Bolzano abita la minoranza tedesca. Chiedere il 40 % per una lista della minoranza linguistica equivale ad una esclusiva per legge a favore della Südtiroler Volkspartei. In parole chiare: È la legalizzazione del sistema monopartitico e del divieto di fatto di qualsiasi pluralismo partitico. Chiedo l’abbassamento della soglia al 10 % che a livello provinciale saranno sempre ancora 20 %, ma così almeno ipoteticamente qualche altra forza può competere, o almeno nutrire l’illusione di poterlo.
Quindi, battaglia combattuta e – come da prevedere – in gran parte persa. Non è nel mio stile, ma non ho espressione più appropriata: La banda dei quattro (PD-FI-Lega e Cinque stelle) sono proceduti come da copione: ignorando qualsiasi buona ragione, purché raggiungesse il suo obiettivo: la legge elettorale così come concordata fra di loro e al di fuori delle sedi istituzionali. Ritengo la clausola di accesso un offesa per tutte le minoranze linguistiche. In segno di solidarietà ho accettato la richiesta della minoranza slovena in Friuli, di presentare in Commissione un loro emendamento nello stesso riguardo. Fu respinto, ovviamente. Ma gli sloveni promettono battaglia.
In commissione costituzionale i miei emendamenti tesi a democratizzare minimamente il sistema elettorale in Sudtirolo sono stati respinti tutti. Il collega Alfredo D’Attore, nostro portavoce in Commissione, li ha brillantemente presentati, risultato: complimenti trasversali e ammiccamenti compiaciuti, ma “spiacente, non possumus”. È per accordi antecedentemente presi.”
La eccezione sudtirolese nella legge elettorale, una vera legge nella legge, legge come per uno stato straniero, ha da essere trattata come intoccabile. Il relatore Emanuele Fiano (PD) non si stanca di spiegarlo ai suoi (che nel frattempo non sono solo i PD, ma pure i grillini, i forzisti e i leghisti): Sarebbe la contropartita, il prezzo da pagare all’SVP per il suo e dell’intero gruppo misto-autonomista sostegno alla legge.
Il collega trentino Riccardo Fraccaro, prima così battagliero, ora succube ad apparenti ordini superiori, ha fatto sparire i suoi emendamenti che per la maggior parte erano identiche ai miei. Fino alla settimana scorsa mi aveva promesso di dar battaglia insieme a me. Miracolo pentecostale all’incontrario.
Sprofondati in Commissione, ora daremo in Aula battaglia per una legge elettorale equa e democratica anche per il Trentino-Sudtirolo. Quella che la combricola PD-SVP ci vuole imporre, non è una legge elettorale, è una legge di vittoria elettorale garantita. Vogliono vincere non appena alle urne, ma già alle regole.
Con gli emendamenti da noi presentati, si sarebbe cercato di rimediare minimamente allo spudorato avvantaggiamento del partito “di raccolta” etnico SVP, introducendo un piccolo ostacolo o meglio: rimuovendo il trampolino con cui quel partito si assicurerebbe (per legge!) il monopolio della rappresentanza parlamentare per la provincia di Bolzano-Südtirol.
Già fu concesso alla SVP, con il disegno di legge elettorale, che ora approda in Aula della Camera, un trattamento tutto suo, un Matarellum prima nell’Italicum e ora nel Germanicum, che chiamare lex SVP non è una esagerazione. E come non bastasse, l’articolo 93, quater elimina anche il pur minimo “rischio” che una altra forza possa ottenere un seggio al futuro parlamento.
L’elezione al Parlamento in questa legislatura, per la prima volta nella storia della Repubblica, di un sudtirolese di lingua tedesca non appartenente alla Südtiroler Volkspartei nella persona di Florian Kronbichler, apparentemente è ritenuto un incidente che va prevenuto affinché non succeda mai più.
Essendo divisa la circoscrizione di Bolzano in quattro collegi uninominali, per tradizione e, ammettiamolo pure, anche per meriti, la SVP ne prende tre. Il quarto collegio è disegnato (ed è il pretesto per l’intera architettura sui generis della legge elettorale “sudtirolese”) su misura di un parlamentare di lingua italiano. Ma pure su questi, la SVP pone una sua ipoteca. Colpa la patologica dispersione del voto italiano in Alto Adige – Südtirol, per essere eletto, il candidato italiano ha bisogno pure di voti della SVP. Quindi, sarà comunque un italiano eletto grazie alla SVP, con tutti gli effetti deleteri (“disagio degli italiani”) che ne seguono.
E come se non bastasse, la SVP concorre con buone chance pure alla conquista del terzo dei tre seggi in distribuzione secondo il sistema proporzionale. Ciò perché le viene messa in conto buona parte dei voti raccolti nei collegi uninominali. Alla Volkspartei resta concesso pure questo privilegio. È la risuscitazione del medioevale “Extra ecclesiam nulla salus”.