Florian
Kronbichler


Don Giancarlo e la mia delusione

Qualcuno vorrà dire che il funerale di Don Giancarlo Bertagnolli sia un evento privato? Solo privato? E a qualcuno passi per la mente che il Sudtirolo sia una società di incontro e di convivenza fra gente di lingue e di culture diverse? Allora il funerale di Don Bertagnolli dev’essere stato un fraintendimento.
È stato un grande funerale. Un funerale di grande partecipazione, di grandi emozioni, di grandi parole … e di una mia grande delusione. Don Giancarlo Bertagnolli, sì, il prete-fondatore di “La Strada – der Weg”, non ha bisogno di presentazione. Mi risparmio di elencare tutte le sue opere e i suoi meriti, sono riconosciuti da tutti e – non ultimo – gratificati dalla più alta onorificenza tirolese, dico solo dell’addio, della messa-requiem questo pomeriggio nella chiesa di Regina Pacis a Bolzano. Anzi, mi si è posta una domanda. La domanda è: Perché c’erano così pochi sudtirolesi di lingua tedesca? Perché la quasi assoluta assenza del Sudtirolo ufficiale e politico?
Don Bertagnolli, come pochi rappresentava il Sudtirolo nella sua interezza. Il suo impegno, immenso, sovraumano, non conosceva confini etnici. Fu lui a prendersi cura dei sudtirolesi più disperati, dei suoi tossici, sgangherati, emarginati, indistintamente dalla loro appartenenza linguistica, e nessuno vorrà dire che il problema era solo dei “taliani”. Per questo, non è una esagerazione chiamare Don Bertagnolli il buon samaritano del Sudtirolo.
E perché allora la maggioranza tedesca del Sudtirolo, la sua rappresentanza politica nella sua interezza mancava al funerale del prete più sudtirolese? So per esperienza che i sudtirolesi sono assidui frequentatori di funerali. Anche i suoi politici. E lo considero una espressione di buona cultura.
E perché per don Bertagnolli no? È stata per negligenza, per distrazione, disattenzione, per insensibilità. Di sicuro non per mala intenzione. Oso dire che nessun sudtirolese tedesco abbia qualcosa contro Don Bertagnolli, anzi, facessero votare “l’italiano buono del Sudtirolo”, molto probabilmente uscirebbe vincitore Giancarlo Bertagnolli. Era conosciuto ed era conosciuto per buono.
Quindi, nessun boicottaggio, nessuna assenza militante. La ragione è semplice: Il Sudtirolo tedesco non c’era, perché il morto era italiano. Di raro ho preso atto con tanta amarezza quanto siamo una società divisa. A dispetto di tutti i proclami, il Sudtirolo interculturale, plurilingue, conviventista è una chimera. Continuiamo ad essere società parallele, e me ne dolgo.
Conforto nella tristezza: A dar il buon esempio alla politica resta, con tutti i difetti, la chiesa locale. Il vescovo ha celebrato la messa funebre in rito bilingue; c’erano sicuramente più sacerdoti di lingua tedesca intorno all’altare che autorità civili di lingua tedesca in platea; il coro italiano cantava coraggiosamente alcune canzoni anche in tedesco; dalla Val Badia, un coro improvvisato portava all’amato don Giancarlo un canto in ladino. Del ricco mondo dei cori tedeschi – nessuna traccia.
L’esperienza, triste, mi ha rincuorato di impegnarmi di più nel fare da pontiere fra i sudtirolesi delle lingue diverse. Non mi rassegno alla fatalità dell’ignorarci a vicenda.

Florian Kronbichler

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