Florian
Kronbichler


Il politico in privato

 

Cerco (senza mai riuscirci nell’intento) di sottrarmi il più possibile alla massima rivoluzionar-movimentista, secondo cui “il privato è politico”. È una presunzione, se non addirittura un ricatto. Sono d’accordo che ci deve essere un minimo di coerenza fra come un politico vive e cosa predica. Se fra le due cose il divario è troppo eclatante, ci va di mezzo la credibilità. E di che altro patrimonio dispone il politico? La credibilità è tutto.

Perché ci rifletto sopra? Lunedì, giorno di pasquetta, mi ha folgorato un mal di schiena come non l’ho mai avuto. All’improvviso e senza alcuna avvisaglia. Che– da romano elettivo qual sono diventato – non avessi più retto ai venti gelidi che quel giorno flagellavano la mia Val Pusteria? Insomma, sono tornato a Bolzano mezzo paralizzato, incapace di stare né in piedi né a letto, di camminare manco a parlare. Accoccolato su una seggiola era l’unica forma sopportabile di stare fermo.

I soliti esperti di circostanza, reperibili in una giornata festiva e accorsi al capezzale, mi diagnosticavano l’ernia del disco. Non osavo pensarci.

Passo una notte insonne. Rinnegando il mio ironico proposito del “mai andar dai medici!”, intendo farmi portare allo studio ortopedico “Orto+” che conosco. (Dell’ortopedia dell’ospedale di Bolzano, noi bolzanini “biologici” ci fidiamo poco, per non parlare poi delle code d’attesa al pronto soccorso.) Però prima devo passare dal mio medico di fiducia (di fiducia per modo di dire – diffido di tutti i medici).

È il dottor Lobis, Dietmar Lobis, compagno di comuni lotte ai tempi del movimento studentesco e ora un po’ meno. Gli spiego, lui mi guarda, mi chiede, mi fa piegare il busto in avanti, alzare sulle dita dei piedi, sui talloni, nient’altro, e sentenzia: no, l’ernia non lo è. Sicuro.

Sono sollevato. Rovinato forse dalla nostra cieca fiducia nel moderno sistema specialistico della sanità, io prendo il referto del medico di fiducia più per una opinione che per una vera e propria diagnosi. Così, come fosse la cosa più logica, dico al dottore che ora sarei andato dagli ortopedici per farmi la visita specialistica. No, mi risponde il mio medico, non c’è alcun bisogno che io vada lì. “Ti diranno la stessa cosa”. E dei raggi? “Fanne a meno! Tanto, non ci si vede niente.”

Sono rimasto piacevolmente impressionato da tanta sicurezza professionale: un medico che si prende la sua responsabilità! Mi indica un medicinale anti-dolorifico inculcandomi di prenderne una pastiglia ogni otto ore e per il resto di portare pazienza. E via, con buoni auguri.

Ora è il terzo giorno che non mi muovo. Fa male, ma già meno. Domani andrò dalla fisioterapista. Questo il medico me l’ha “permesso”. Roma è rinviata ad altra settimana. Non sarei in grado di fare neanche uno dei tanti corridoi al Parlamento senza sostare tre volte. Perdo votazioni e sedute di commissioni (Moro ed altre) e già mi innervosisco. In politica si può “mancare”?

Ecco perché ne parlo. Cosa ve ne può importare di una mia assenza per malattia? Il privato non è politico. Su questo non si bara. Ma il politico come persona, può ritenersi persona privata ogni qual volta che gli piace e, peggio, che si assenta? Io, in questi giorni sono stato molto assente e già mi raggiungono domande, preoccupate e di rimprovero: ma dove mai starà? E perché non scrive più?

Eccomi in tutta la mia impotenza. Il politico non è mai solo privato.

Florian Kronbichler

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