Florian
Kronbichler


Perché No – Warum Nein

Con le seguenti osservazioni – in italiano e tedesco – noi Verdi del Sudtirolo abbiamo spiegato ieri alla stampa il nostro No al referendum del 4 dicembre prossimo sulla riforma costituzionale.
(foto: Riccardo dello Sbarba e Florian Kronbichler con il co-portavoce dei Verdi Hans Heiss)

Il 4 dicembre noi votiamo NO

Il Parlamento italiano ha deciso in primavera con i soli voti della maggioranza di governo di modificare la Costituzione in diversi punti chiave. Su questa cosiddetta “riforma costituzionale” i cittadini potranno finalmente votare il prossimo 4 dicembre. Con un sì o un no – cioè se può entrare in vigore oppure no.

Noi Verdi vogliamo essere cittadine e cittadini responsabili. Innanzitutto andando a votare, questo per noi è ovvio. La Costituzione è lo scudo della nostra democrazia, così come della nostra autonomia. Non vi può essere nessuna buona autonomia senza una buona Costituzione. Nemmeno la migliore “clausola di salvaguardia” potrà mai compensare i danni provocati dal deterioramento della Costituzione. L’ordine dell’Obmann Achammer che “noi dobbiamo badare solo al Südtirol e tutti gli altri aspetti non ci devono interessare” è per il nostro concetto di politica, anche di politica per l’Alto Adige, assolutamente incomprensibile. Per noi conta sempre anche il quadro generale.

A noi Verdi questa riforma costituzionale non piace. Gli aspetti negativi superano di gran lunga quelli positivi. Quindi voteremo convintamente NO. Le ragioni del nostro No sono sommariamente elencati nel piccolo volantino e nei manifesti che distribuiremo in tutta la provincia e dalle argomentazioni che stiamo presentando in tantissimi incontri con la popolazione. Essi sono condivisi con un’ampia area politica schierata per il NO. Cogliamo l’occasione per ringraziare il “Comitato Nazionale per il No” e in particolare ringraziamo i diversi esperti, come Thomas Benedikter, che hanno redatto e messo on line opuscoli informativi in lingua tedesca. L’impegno per il No non conosce confini di partito e la sua possibile vittoria non porterà il nome di alcun partito.

Resistenza ad una contro-riforma

Noi Verdi sono convinti che l’Italia ha bisogno di riformare le sue istituzioni democratiche. Ma la riforma deve andare nella direzione di maggiore democrazia, trasparenza e partecipazione e non porsi al servizio del mantenimento del potere e sotto la pressione di presunte esigenze economiche. La riforma approvata dalla maggioranza è una contro-riforma. Il nostro no è una resistenza. Noi vogliamo resistere contro la centralizzazione dello stato, contro lo smantellamento della democrazia, contro l’erosione dell’autonomia regionale e provinciale e contro la legge elettorale “Italicum”, che in collegamento con la riforma costituzionale ha l’effetto di falsificare la volontà delle elettrici e degli elettori e porta direttamente a un regime di un uomo solo al comando.

La Svp non nega tutti questi aspetti negativi. Ma ritiene una compensazione sufficiente la cosiddetta clausola di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale. Per noi, questa è ingenuità o imbroglio. La clausola di salvaguardia (che noi per questo chiamiamo “cosiddetta”) non protegge affatto l’autonomia dell’Alto Adige – e di sicuro non per sempre. Si tratta al massimo di una clausola di rinvio. Gli svantaggi della riforma costituzionale ci colpiranno a scoppio ritardato e, nel caso migliore, leggermente attenuati. Per decidere sul modo in cui per l’autonomia dell’Alto Adige si dovrà arrivare a una “revisione sulla base di intese” (quanto vaga è questa formulazione!) è stato istituito l’ennesimo “Tavolo Bressa”. L’annuncio del negoziatore Zeller che ne sarebbe uscita la “clausola di salvaguardia migliore mai raggiunta” è da prendere sul serio come le promesse di Renzi sulla ripresa economica imminente in Italia.

Il vicolo cieco di un’autonomia “tra amici”

Il Sì del Presidente della Giunta provinciale e della Svp era prevedibile ed è comprensibile. La politica autonomistica che perseguono solo apparentemente passa dai rapporti istituzionali tra Provincia e Stato; in realtà preferiscono puntare tutto sui rapporti personali preferenziali col capo del governo, con alcuni ministri e col partito di maggioranza. Questo porta di tanto in tanto discreti successi, ma può non essere una strategia ottimale per l’autonomia e ha il suo prezzo.

In tutta la vicenda della riforma costituzionale non c’è mai stato il minimo dubbio che la Svp dovesse appoggiare Renzi su una questione che è il banco di prova per la sua sopravvivenza. Renzi e il suo delegato per l’Alto Adige Bressa avrebbero considerato un no alla riforma costituzionale come un tradimento e un’ingratitudine. E la vendetta sarebbe stata crudele. Troppe norme di attuazione, troppi accordi finanziari, troppe concessioni sono basate sui buoni rapporti personali e non su veri e propri “diritti”.

Così accade con la “clausola di salvaguardia” nella riforma costituzionale. Non va negato: “tra amici” e “in buone relazioni politiche” si può anche ottenere qualcosa. Ma il senatore Zeller esagera se dice che il Sudtirolo non ha mai avuto una garanzia migliore. Così minimizza i tanti successi che egli stesso ha ottenuto nel corso dei suoi oltre 20 anni di attività. E ogni volta era “la migliore”! Stavolta però rischia, con questa “migliore”, di mettere a rischio il bene dell’autonomia.

Un’ambigua “clausola di salvaguardia”

Festeggiare la cosiddetta clausola di salvaguardia come fosse una “clausola di indipendenza” è contraddittorio e perfino dannoso. Perché contraddittorio? La riforma costituzionale nel suo complesso deve essere davvero pessima, se per l’Alto Adige è necessario difendersi dai suoi effetti con la “migliore clausola di salvaguardia”.
La SVP vota sì a qualcosa da cui si deve proteggere
Questa contraddizione logica sveglierà il can che dorme.
In quel Parlamento che domani dovrà approvare la revisione dello Statuto di autonomia, il risentimento delle altre regioni è già percepibile. La ministra e madrina della riforma Elena Boschi avrà avuto i suoi buoni motivi per evitare di dedicare una sola diapositiva, o una sola parola, alla famosa “clausola di salvaguardia” per le regioni speciali. Di certo non se l’è dimenticata. Vuole evitare la rabbia delle regioni ordinarie almeno fino al referendum.

Il Sì della Svp a questa riforma costituzionale si rivelerà nel lungo periodo un danno storico per l’autonomia dell’Alto Adige. Per la “clausola di salvaguardia” la Svp si gioca la solidarietà delle altre regioni d’Italia. Questo potrebbe costarci molto caro.
Ci si accorgerà presto che l’autonomia, anche l’autonomia speciale, è meglio protetta in una Italia del federalismo e del regionalismo, che in un’Italia del centralismo e delle regioni ordinarie castigate.
La strada della (provvisoria) eccezione dal peggioramento si rivelerà un vicolo cieco. Tra le potenti regioni limitrofe già bolle la rabbia. E se domani un (diverso) governo o la Corte Costituzionale, in nome dell’”interesse nazionale” o per “l’unità economica e politica dello Stato,” cominceranno a tagliare i “privilegi” dell’Alto Adige e noi correremo a protestare a Roma, a Vienna, o in Europa, la risposta sarà: ma voi questa Costituzione l’avete votata!

In quel momento noi Verdi sudtirolesi vogliamo poter dire: Noi non l’abbiamo fatto!
Per questo votiamo NO il 4 dicembre.

Am 4. Dezember wählen wir NEIN

Das italienische Parlament hat im Frühjahr mit den Stimmen der Regierungsmehrheit beschlossen, die Verfassung des Staates in wesentlichen Punkten abzuändern. Über diese so genannte Verfassungsreform werden die Bürgerinnen und Bürger am kommenden 4. Dezember in einem Referendum endgültig entscheiden. Mit Ja oder Nein – ob sie in Kraft tritt oder nicht.

Wir Grünen wollen verantwortungsbewusste Staatsbürgerinnen und Staatsbürger sein. An der Abstimmung teilzunehmen, ist uns deshalb Selbstverständlichkeit. Die Verfassung ist der Schutzschild unserer Demokratie, so wie auch unserer Autonomie. Es gibt keine gute Landesautonomie ohne gute Staatsverfassung. Selbst die beste „Schutzklausel“ könnte nicht den Schaden aufwiegen, den eine Verschlechterung der Verfassung insgesamt anrichtet. Der Ordnungsruf des SVP-Obmannes Achammer, wonach „wir nur auf Südtirol schauen müssen“ und wonach „alle anderen mit der Verfassungsreform verbundenen Fragen, etwa die Abschaffung des Zweikammersystems, die Umwandlung des Senats in eine Regionenkammer usw. Südtirol nicht zu interessieren haben“, dieser Ordnungsruf entspricht nicht unserem Verständnis von Politik. Auch nicht von Südtirol-Politik. Es geht uns immer auch um das große Ganze.

Uns Grünen ist diese Verfassungsreform nicht geheuer. Die negativen Aspekte in ihr überwiegen bei weitem einige fraglos positive. Deshalb stimmen wir überzeugt mit Nein. Die punktuellen Gründe für unser Nein sind in dem bescheidenen Grünen-Flyer aufgeführt und werden von den Mandatsträgern der Grünen auf Veranstaltungen landauf landab dargelegt. Sie decken sich weitgehend mit jenen eines breiten politischen Spektrums, das sich ebenfalls zum Nein entschlossen hat. Es sei an dieser Stelle dem „Landeskomitee für das Nein“ gedankt und namentlich den Verfassungs- und Wahlrechtsexperten Thomas Benedikter und Oskar Peterlini für ihre engagierten Informationsschriften, die sie gedruckt wie online zur Verfügung gestellt haben. Der Einsatz für das Nein kennt keine Parteiengrenzen, und sein möglicher Sieg wird keinen Parteinamen tragen.

Im Widerstand zu einer Gegenreform

Wir Grüne sind überzeugt: Italien braucht eine Reform seiner demokratischen Institutionen. Es muss aber eine Reform in Richtung von mehr Demokratie, Durchschaubarkeit und Bürgernähe sein und nicht eine im Dienst der Machterhaltung und unter dem Druck von vorgeblichen wirtschaftlichen Erfordernissen. Die von der Parlamentsmehrheit genehmigte und uns zur Abstimmung vorgelegte Reform ist eher eine Gegenreform. Und unser Nein dazu ist Widerstand. Wir wollen Widerstand leisten gegen die Zentralisierung des Staates, gegen den Demokratieabbau, gegen die Aushöhlung der Regionalautonomien und gegen das Wahlgesetz „Italicum“, mit dem zusammen die Verfassungsreform zur Verfälschung des Wählerwillens und direkt zum Ein-Mann-Regime führt.

Die Südtiroler Volkspartei leugnet all diese Verwerfungen gar nicht. Sie dient aber die so genannte Schutzklausel für die Regionen mit Sonderstatut als taugliche Entschädigung dafür an. Für uns ist das Ausdruck entweder von Naivität oder von Falschspiel. Die Schutzklausel (und deshalb nennen wir sie eine so genannte) garantiert der Südtirol-Autonomie keinen Schutz, und schon gar nicht auf immer. Sie ist eine Aufschubsklausel. Die Nachteile der Verfassungsreform werden uns verzögert und bestenfalls abgemildert treffen. An der Art, die Südtirol-Autonomie zu „überarbeiten auf der Grundlage von Vereinbarungen“ (wie verdächtig schwammig die Formulierung!) wird an einem so genannten „Tavolo Bressa“ bereits gearbeitet. Die Beteuerungen des Unterhändlers Senator Zeller von der „besten jemals erreichten Schutzklausel“ sind so wörtlich zu nehmen wie die Versprechungen des Ministerpräsidenten Renzi vom unmittelbar bevorstehenden wirtschaftlichen Aufschwung Italiens.

Holzweg Freunderl-Autonomie

Das Ja des Landeshauptmanns und der SVP war vorhersehbar und ist verständlich. Sie betreibt ihre Autonomiepolitik nicht auf institutioneller Ebene, nicht von Land zu Staat, sondern vorzugsweise auf der Grundlage von gut gepflegten persönlichen Verhältnissen zum Regierungschef, zu einzelnen Ministern und zur Regierungspartei. Dies geschieht zeitweise durchaus erfolgreich, kann aber längerfristig nicht die Autonomie-Strategie sein und hat ihren Preis. Zu keiner Zeit gab es Zweifel, dass die SVP Regierungschef Renzi beistehen muss in einer Frage, die dieser zum Testfall für sein politisches Überleben gemacht hat. Renzi und sein Südtirol-Verweser Bressa hätten ein Nein zur Verfassungsreform als Verrat und Undank empfunden, und die Rache wäre grausam gewesen. Zu viele Durchführungsbestimmungen,Finanzabkommen, Besserstellungen fußen auf gutemparteilichen Einvernehmen und nicht auf „Rechten“.

So verhält es sich auch mit der „Schutzklausel“ in der Verfassungsreform. Es sei nicht geleugnet: „Unter Freunden“ und „in gutem politischen Einvernehmen“ ließe sich aus ihr so manches herausholen. Aber Senator Zeller übertreibt schwer, wenn er jetzt damit wirbt, dass Südtirol so etwas Großartiges und Sicheres noch nie gehabt habe. Nicht nur mindert er damit die vielen Erfolge und Schutzklauseln herab, die er selber im Laufe seiner über 20jährigen Autonomieverhandlungs-Tätigkeit erreicht hat. Jedes Mal waren es „beste“. Der Verdiente muss Acht geben, dass er mit dem Besseren nicht das Gute gefährdet.

Zwiespältiges Argument Schutzklausel

Das Hochjubeln der so genannten Schutzklausel zu einer Art Verfassungs-Unabhängigkeitscharta ist außer widersprüchlich auch schädlich. Warum widersprüchlich? Die Verfassungsreform insgesamt muss wirklich schlimm sein, wenn es für Südtirol notwendig ist, dass es sich vor ihren Auswirkungen mit der besten jemals erreichten Klausel in Schutz zu bringen muss. Die SVP stimmt für etwas, wovor es sich schützt. Dieser logische Widerspruch wird schlafende Hunde wecken. Im Parlament, das morgen das überarbeitete Autonomiestatut wird genehmigen müssen, ist der Groll der Normalregionen bereits vernehmbar. Ministerin und Reformpatin Elena Boschi wird wissen, warum sie in ihrer powerpoint-gestützten Werbe-Show für die Reform die „Schutzklausel“ für die Sonderregionen mit keinem Wort und keiner Grafik erwähnt. Vergessen hat sie sie sicher nicht. Sie will bis zum Referendum Ärger mit den Normalregionen vermeiden.

Das Ja der SVP zu dieser Verfassungsreform wird sich als nachhaltiger, folgenschwerer Schaden für die Südtirol-Autonomie herausstellen. Sie verrät für ihre „Schutzklausel“ die Solidarität der übrigen Regionen Italiens verspielt. Das kann Südtirol noch teuer zu stehen kommen. Es wird sich herausstellen, dass Autonomie, auch Sonderautonomie, im Rahmen eines Italiens des Föderalismus, des Regionalismus, besser geschützt ist als in einem Italien des Zentralismus und mit bestraften Normalregionen. Der Weg der (gestundeten) Ausnahme von der Verschlechterung ringsum wird sich als Holzweg erweisen. Unter den mächtigen Nachbarregionen rumort es bereits. Und wenn morgen eine (andere) Regierung oder der Verfassungsgerichtshof im Namen „des Nationalen Interesses“ und zum Zweck der „wirtschaftlichen und politischen Einheitlichkeit des Staates“ Südtiroler „Privilegien“ zurückstutzt, und wir in Rom, in Wien, in Europa dagegen protestieren, wird es heißen: Ihr habt doch selber für diese Verfassung gestimmt!

Wir Südtiroler Grünen wollen dann sagen können: Wir waren es nicht!
Deshalb stimmen wir am 4. Dezember mit Nein.


Flor now
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