Florian
Kronbichler


La madrelingua deve restare libera

Il sincronismo è puramente casuale, ma salta all’occhio la sua simbolica. La corte costituzionale della Germania ha bandito, con sentenza, il dovere delle persone di dichiararsi o di essere dichiarate solo uomo o donna, introducendo il terzo genere di “diverse”. Lo stesso giorno, mercoledì questo, il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato a larga maggioranza (24 contro 4) una mozione dei Freiheitlichen che prevede l’indicazione, più o meno obbligatoria, della “madrelingua” dei bambini al momento dell’iscrizione nelle scuole, materne e superiori.

Pensa male chi vede nella strana contemporaneità una concezione diametralmente opposta di cultura e di civiltà? La Corte suprema di giustizia tedesca si sente in dovere di tener conto di una crescente voglia di libertà ed autodeterminazione dell’individuo, mentre l’organo supremo della democrazia sudtirolese vuole regolamentare e limitare ciò che in passato e fino ad oggi non era regolamentabile né limitabile.

Che succeda a fini statistici non può essere una scusa. Caso mai è un’aggravante. Con la mozione di chiedere la madrelingua all’atto dell’iscrizione all’asilo e alla scuola, il consiglio provinciale si sta definitivamente ponendo al di fuori dello Statuto di autonomia. La SVP, partito-madre e come tale forza tutrice dello Statuto, si è fatta provocare dai Freiheitlichen alla rottura di un tabu politico. Ciò è espressione non solo di una perdita di sensibilità, ma pure di una inquietante ignoranza storica.

È noto che la parte più nazionalista della SVP, da sempre ha cercato di mettere al guinzaglio il concetto di “madrelingua”. Ci hanno provato i giuristi più raffinati fra i cosiddetti padri dell’autonomia, eppure non ci sono mai riusciti.

Era un loro chiodo fisso, arrivare ad equiparare “madrelingua” ad “appartenenza al gruppo linguistico”. Ma non c’era niente da fare. Memorabile il colpo di mano dell’intendenza scolastica tedesca di 40 anni fa. Tentò di negare all’allora insegnante Alexander Langer il trasferimento da un liceo romano a quello di lingua tedesca a Bolzano motivando il diniego con la dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico tedesco che Langer non aveva ed ovviamente non intese rendere. Langer rispose a suon di ricorsi facendosi forte dello stesso Statuto di autonomia ove l’articolo 19 parla di madrelingua e non di appartenenza linguistica. La contesa giuridica finì in una debacle per l’amministrazione e tutta a favore dell’ obiettore etnico sudtirolese.

La mozione-madrelingua del Consiglio di questo mercoledì è un attentato al diritto genitoriale alla libera scelta della scuola. È l’ apri-porta alla scuola divisa non per madrelingua, ma divisa per gruppo linguistico dichiarato. Bisogna opporsi agli inizi.

È vergognoso che a questa rottura dell’argine si sia arrivati con la complicità decisiva dell’SVP. Questo partito rivendica a sé il merito di aver pacificato etnicamente il Sudtirolo. La pace etnica, davvero è un bene prezioso. Non deve però degenerare a pace da cimitero, perché ne risentono memoria e sensibilità. Perché che altro è se non dimenticanza storica e trascuratezza quando si torna a resuscitare scheletri che si ritenevano rimossi e smaltiti? La madrelingua deve rimanere libera, tenuta lontano anche dagli statistici. Nessuna burocrazia ha da immischiarsi.


Flor now
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