Florian
Kronbichler


C’era Gigi a Merano

 

Non sappiamo niente di noi. Io reclamo a me di conoscere assai bene il Sudtirolo. Farei prima ad elencare le valli e i paesini dove non sono stato che il contrario. Faccio visita alla chiesa se arrivo in un qualche posto nuovo, anche fuori provincia. Vi si può “leggere” meglio storia e vita della gente, e i cimiteri sono la mia legenda preferita: sono l’archivio del paese. Superfluo dire che cerco sempre anche “la” locanda. Sempre più difficile trovarne una. Sono tutte “riqualificate”, vuol dire rovinate. I sindaci li conosco tutti. I parroci, non ne parliamo. Quei pochi che sono rimasti. Insomma, mi ritengo un intenditore del Sudtirolo.

 

Eppure, se qualcuno mi chiedesse “che c’è?”, al massimo saprei dire di Bolzano, la mia città. E anche di essa solo del centro storico e del mio quartiere. Sono convinto che ai più succede così. Andate a chiedere ad un bolzanino mediamente istruito e curioso, andate a chiedergli di Merano. Che c’è a Merano? Non c’è mai niente a Merano. E anche ci fosse, che mi frega!

 

Mi è successo ieri. Ricadendo in un vizio del mio passato politico mi ero lasciato provocare dalle ripetute polemiche sul problema traffico in quella città e che ieri, martedì, sul tema si sarebbe tenuta una assemblea pubblica con esperti e amministratori. Sapendo che sul traffico, il “governo” mio amico verde-civico si gioca parte del suo destino, di scatto decisi di andarci. Tanto, ho tempo, sono in pensione.

 

Telefono ad una amica meranese, se l’avrei trovata. Mi risponde di no. Perché “vado da Gigi”, dice. Gigi? Così vengo a sapere che in contemporanea con l’assemblea sul traffico alla sala civica, al teatro Puccini avrebbe avuto luogo una serata in memoria di Gigi Bortoli, anima del mondo culturale (e non solo) di Merano, morto esattamente un anno fa. Per celebrare l’anniversario si è data da fare l’intera Merano alternativa presentando una serata di musica, immagini e parole “alla maniera” di Gigi Bortoli”.

 

Tre ore di fila, in un teatro pieno zeppo. Sul palco il pianista-jazz Franco D’Andrea e il direttore d’orchestra Marcello Fera. Una rassegna di artisti, scrittori, attori meranesi, tutti a ricordare, cantando, suonando, leggendo, questo loro amico Gigi, mite ed attento cronista della cultura (e pure della politica) cittadina. Quando i suoi due figli Gabriel e Leonard hanno intonato “Blowin’ in the wind”, non hanno luccicato di lacrime solo gli occhi della vedova Barbara e della suocera Traudl. L’intera sala in apoteosi.

 

Io conoscevo Gigi. Ma non sapevo chi fosse stato per Merano. Lo conoscevo per via di Barbara, sua moglie che è cugina di secondo grado di mia moglie. Avevamo tenuto i soliti, superficiali contatti famigliari, ravvivati da funerali di parenti comuni. In più alcuni rapidi incontri a dibattiti politici che frequentavamo e che lui non mancava mai di fotografare. Era il suo secondo mestiere. Ma di Gigi l’uomo Merano, nessun’idea. Sono di Bolzano. E né Dolomiten né Tageszeitung e men che meno Rai Südtirol hanno dato notizia del Gigi-day di ieri.

Meno male che avevo telefonato per l’assemblea sul traffico. Così mia moglie Rosmarie ci è andata al “Merano, my generation” del suo lontano cognato Gigi. Ed io, dalla noiosa assemblea sul traffico, dopo un’ora e mezza nel buio della sala sono scappato per raggiungere il popolo di Gigi al Puccini. Alle 11.03 abbiamo dovuto prendere l’ultimo autobus. Mai mi è dispiaciuto tanto che è lontano fino a Bolzano.

 

Foto: Gigi Bortoli con la moglie Barbara e i figli Gabriel e Leonard

 

 

 

 

 


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